Sono 320mila gli immigrati, provenienti da ben 168 diverse nazioni, impegnati regolarmente nelle campagne italiane, per un numero complessivo annuale di giornate di occupazione di 25.598.449 nel 2012 (26.190.884 del 2011), pari al 25 per cento (era il 23 nel 2011).
"Gli stessi distretti produttivi di eccellenza del made in Italy possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati, dalle stalle del nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del meridione alle grandi uve del Piemonte - nota la Coldiretti - I lavoratori stranieri contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo".
Secondo i dati di Coldiretti, i lavoratori immigrati impegnati in agricoltura hanno una età media di 35 anni e mezzo e per ben il 72 per cento sono di sesso maschile. I primi 12 Paesi di provenienza rappresentano l’87,2 per cento del totale dei lavoratori stranieri (Romania 117.240, India 27.789, Marocco 26.220, Albania 24.624, Polonia 20.423, Bulgaria 15.100, Tunisia 12.445, Slovacchia 9.893, Macedonia 9.235, Senegal 5.738, Moldavia 5.478, Ucraina 4.722).
Le prime 15 provincie per numero di lavoratori stranieri assorbono il 50,6 per cento della totalità degli stranieri operanti in agricoltura (Foggia 6,4 per cento, Bolzano 5,7 per cento, Verona 5,3 per cento, Trento 4,2 per cento, Latina 4,0 per cento, Ragusa 4,0 per cento, Cuneo 3,3 per cento, Cosenza 2,8 per cento, Salerno 2,7 per cento, Ravenna 2,6 per cento, Reggio Calabria 2,2 per cento, Forlì-Cesena 2,0 per cento, Matera 1,9 per cento, Brescia 1,8 per cento, Ferrara 1,8 per cento).
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Coldiretti