I vini europei non si vedranno piovere addosso nessuna misura anti-sussidi proveniente dalla Cina, almeno fino al prossimo giugno. E, con buona probabilità, neanche dopo, visto che Pechino si è impegnata a facilitare una soluzione amichevole a seguito dell’inchiesta lanciata a inizio luglio sulle presunte misure protezionistiche nel settore vitivinicolo comunitario. A determinare questa distensione del contenzioso, la chiusura della disputa riguardante i pannelli solari.

Soluzione amichevole per la disputa dei pannelli solari
Dopo sei settimane di trattative, Pechino e Bruxelles hanno trovato un accordo sui pannelli solari cinesi, che erano venduti sul mercato comunitario a prezzi troppo bassi, insostenibili per le imprese nostrane. Tanto che la Commissione aveva deciso di imporre dei dazi del 47,6% a partire dal 6 agosto se non fosse stato raggiunto l’accordo, arrivato invece nel corso del weekend.
I cinesi si sono impegnati ad adottare un prezzo minimo di 56 centesimi al watt (contro gli attuali 38): in cambio, gli europei hanno accettato che le importazioni dall’Estremo Oriente possano coprire una quota del fabbisogno europeo, circa la metà. Oltre la soglia definita, scatteranno invece i dazi previsti, appunto di quasi il 50%.

Un precedente per il contenzioso sul vino
Presentata come una “soluzione amichevole” dal Commissario europeo al Commercio Karel De Gucht, potrà ora rappresentare un precedente anche per la disputa sul vino, che Pechino ha creato, in effetti, proprio come ritorsione per quanto stava accadendo nel settore delle energie rinnovabili. È stato proprio il responsabile europeo, infatti, a dire che il negoziato ha consentito di sperimentare una modalità di dialogo che potrà essere d'esempio per le altre questioni commerciali sul tappeto.
La controparte cinese si è già impegnata a facilitare i colloqui, che si svolgeranno direttamente tra le associazioni di produttori di vino.
Sul fronte comunitario sarà schierata la Ceev, la sigla europea che riunisce le associazioni nazionali di produttori di vino. “Siamo pronti a fare la nostra parte – ha commentato il segretario generale, José Ramon Fernandez è una situazione in cui tutti possono vincere, perché i produttori europei beneficiano enormemente della crescente domanda cinese”.

Contesto e tempistiche
Il consumo di vino nel Paese è cresciuto esponenzialmente negli ultimi 4-5 anni, facendo della Cina il quinto più grande mercato su scala globale, con importazioni di vino per 1,2 miliardi di euro, di cui 761 milioni per quello proveniente dal nostro continente.
I produttori di Francia, Italia, Spagna e degli altri Paesi interessati avranno quasi un anno per negoziare: infatti, il termine fissato dall’inchiesta cinese per l’introduzione di eventuali misure anti-sussidi è fine aprile 2014, per quanto riguarda i provvedimenti temporanei, e fine giugno 2014 per quelli definitivi. Scadenze entro le quali è probabile che, a questo punto, si raggiunga un accordo.