Come dare nuova energia al comparto dell'ortofrutta? Il settore necessita di un nuovo approccio e strumenti innovativi. Di questo s'è discusso a Bologna al convegno organizzato dalla Regione Emilia Romagna, in cui l'assessore all'Agricoltura TiberioRabboni ha presentato un piano in cinque punti (autogoverno della produzione, fondi mutualistici, revisione delle eccedenze, fondo aziendale e art. 62).

 

Un nuovo approccio ai problemi

"Come Cso promuoviamo un nuovo approccio ai problemi e più rapidità nella messa in atto di nuove strategie". E' questo il messaggio di Mario Tamanti, consigliere delegato del Cso. "Dobbiamo cercare di semplificare, individuando percorsi condivisi su temi cruciali del settore".

L'ortofrutta italiana sta vivendo forti cambiamenti; la produzione (escluso il pomodoro da industria, olive e vite da vino) ha superato nel 2011 i 20 milioni di tonnellate con una sostanziale stabilità o lieve incremento negli ultimi dieci anni. La Produzione lorda vendibilie ha raggiunto nel 2010 13,8 miliardi di euro, pari al 34% della Plv agricola, contro gli 11 miliardi del 2000 e un peso sul comparto agricolo del 28%.
Gli acquisti totali di ortofrutta sono invece in costante decremento: dal 2000 ad oggi sono scesi da 9,5 a 8,3 milioni di tonnellate, quelli di frutta da 5 a 4,5 milioni e quelli di verdura da quasi 4,5 milioni a 3,8. L'export è positivo ma al pari cresce l'import riducendo così la forbice positiva della bilancia commerciale. Il saldo commerciale dieci anni fa era 1,6 milioni di tonnellate, oggi è pari a 1 milione di tonnellate.

"Bisogna - continua Tamanti - promuovere i prodotti e comunicare ai consumatori i requisiti dell'ortofrutta italiana, come già stiamo facendo con il progetto 'Ortofrutta d'Italia'. Per quel che riguarda il comparto pera, lavoriamo con gli operatori e le rappresentanze agricole per organizzare un sistema di regole produttive e commerciali".

 

Idee e strumenti innovativi

"Il quadro della situazione ortofrutticola non è confortante, questa è una delle annate peggiori in termini di quotazioni per prodotti come pere e kiwi che fino all'anno scorso non erano mai andati sotto una certa soglia di prezzo. Siamo di fronte ad un calo sensibile degli acquisti di ortofrutta, calati di 100 kg annui dal 2000 ad oggi, passando da 450 kg a 350 kg. Tuttavia siamo i primi produttori al mondo e questa posizione va conservata e consolidata". Così il presidente di CogecaPaolo Bruni, nel suo intervento al convegno.

"Serve – sottolinea Bruni  un'azione coordinata dei ministeri europei per l'apertura delle barriere fitosanitarie e un'attività di internazionalizzazione su Usa per pere e meleE' importante promuovere sia sul mercato interno che sui Paesi Terzi.
Sul fronte della 
programmazione delle produzioni occorre un'azione concordata e un supporto operativo per il rilevamento dati, una competenza sviluppata dal Cso di Ferrara specializzatosi in questi servizi. Dobbiamo agire assieme agli altri Paesi a vocazione ortofrutticola (Spagna, Francia, Portogallo, Grecia) per dare stabilità di reddito ai produttori del comparto".

 

Pieno sostegno a Rabboni

"Le proposte dell'assessore Rabboni vanno nella direzione da noi prospettata - così il presidente di Fedagri-Confcooperative, Maurizio Gardini Condividiamo in pieno il piano presentato e assicuriamo un impegno assoluto". Gardini ha poi sottolineato, in merito alla frammentazione dell'offerta produttiva, il modello sviluppato dalla cooperazione che ha consentito alle aziende di continuare ad investire nell'ambito dei programmi operativi su rinnovamenti varietali, miglioramenti qualitativi, innovazione di prodotto e di processo.
Sull'art 62 Gardini ha dichiarato: "Bisogna essere a fianco del ministro Catania, è una norma che va difesa e migliorata anche nella stesura dei documenti applicativi".

 

Nuove formule per le aggregazioni

Il presidente di Fruitimprese Emilia Romagna, Giancarlo Minguzzi, ha espresso apprezzamento per l'iniziativa di Rabboni. 
"Sottolineo – ha detto - l'intervento del ministro Catania che ha evidenziato le priorità da affrontare. In primo luogo il preoccupante calo di consumi, al quale potrebbe non essere estranea la scarsa efficienza con cui la Gdo gestisce i prodotti ortofrutticoli. E' positivo l'annuncio di un tavolo di confronto con la Gdo per verifiche ed eventuali soluzioni, come si è già fatto con l'art. 62 del decreto liberalizzazioni che ha introdotto termini di pagamento precisi nei contratti relativi ai prodotti alimentari e ha vietato pratiche commerciali inique. La seconda priorità è quella dell'aggregazione dell'offerta".

Una partita che, secondo il ministro, deve essere affrontata "senza steccati ideologici e senza formule precostituite con le quali in passato spesso ci si è incartati. I processi per l'aggregazione possono essere molteplici: non è detto che debbano passare solo attraverso le Op o la cooperazione, vi possono essere forme associative nuove".