Nell'editoriale dello scorso numero di Agronotizie ci siamo occupati del problema relativo ai rapporti commerciali tra gli agricoltori e la Grande distribuzione, l’industria di trasformazione e i commercianti.

Lo spunto ci è venuto dal recente decreto sulle liberalizzazioni, nel quale il ministro delle Politiche agricole è riuscito a inserire una norma che prevede l'obbligo di contratti scritti, tempi certi di pagamento e anche pesanti sanzioni per chi non rispetta le clausole contrattuali.

Uno strumento molto importante ma che da solo forse non basta, avevamo osservato, a rafforzare il potere contrattuale dei produttori agricoli.

Il decreto resta strategico per la definizione delle regole del gioco, ma poi la partita vera, quella che riguarda il prezzo e tutte le altre clausole connesse, gli agricoltori riusciranno a vincerla soltanto se sapranno organizzarsi per aumentare l'aggregazione dell'offerta e rafforzare gli strumenti di rappresentanza economica.

In breve, si tratta di aumentare la propria forza contrattuale nei confronti dei grandi buyer.

Solo così, vinta la battaglia della trasparenza, si riuscirà se non a vincere, almeno a non uscire sconfitti nella guerra sui prezzi e riequilibrare la distribuzione della catena del valore.

 

Se questo concetto è condiviso, chiediamo ai lettori di indicare - anche sulla base delle proprie esperienze - gli strumenti che ritengono più efficaci per raggiungere questo obiettivo, tra quelli già esistenti, ma indicando anche nuove forme di possibili aggregazioni.
 

 

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