L'audizione del ministro Catania si inserisce in un momento delicato che vede la Camera impegnata nell'esame del disegno di legge di conversione del Decreto 'salva italia'. Il testo licenziato dalle Commissioni Bilancio e finanze del Senato trova disapprovazione e suscita forti preoccupazioni nelle componenti del sistema agricolo.

“Siamo stati i primi a sostenere con grande senso di responsabilità la necessità di un’equa linea di rigore. Abbiamo ribadito che l’agricoltura era pronta a fare sino in fondo la sua parte con serietà. Ma davanti alla manovra del governo corretta dalla Camera, non possiamo che evidenziare tutto il nostro malcontento". Così la Cia, Confederazione italiana agricoltori, che in queste ore ha lanciato un appello a Governo e Parlamento perché accantonino le decisioni sui fabbricati rurali e sulla rivalutazione degli estimi catastali.

E' in primis la ormai famigerata Imu (Imposta municipale unica) a far discutere. 

Nel corso del Consiglio nazionale di Fedagri, Catania aveva ipotizzando una differenziazione dell'Imposta tra chi è meramente produttore e chi utilizza il terreno come fattore produttivo. Ipotesi che aveva raccolto il plauso del presidente di Fedagri-Confcooperative, Maurizio Gardini.
Salvo poi, in risposta al presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Paolo Scarpa, precisare che, pur garantendo l'impegno a rappresentare al Governo una serie di difficoltà, e reso noto che un subemendamento di origine parlamentare per correggere le norme sull'imu per i terreni ha il suo appoggio, "non è dato sapere se potrà essere votato". 

"Ribadiamo il nostro impegno responsabile - dice il presidente, Giuseppe Politi - e sollecitiamo che venga aperto un Tavolo di confronto presso il Mipaaf, di concerto con il dicastero dell’Economia, per affrontare questa delicata tematica".
“Apprezziamo, comunque, quanto è stato fatto per le pensioni e per i terreni agricoli con l’emendamento che riduce a 110 il moltiplicatore da applicare ai redditi dominicali aggiunge Politi -. Una misura quest’ultima con la quale si dà pieno valore all’attività dell’imprenditore agricolo”.
In ogni caso, “dalla manovra l’agricoltura esce più povera. A vedere certe misure - rimarca il presidente della Cia - possiamo affermare che gli agricoltori pagano a caro prezzo il risanamento del Paese. Lo pagano due volte, come semplici cittadini e come imprenditori".

 

Di "duro colpo per l'agricoltura" parla Mario Guidi, presidente di Confagricoltura. Per il numero uno dell'organizzazione, la riduzione del moltiplicatore è "una misura quasi irrilevante che non dà alcun sollievo ad un settore fortemente penalizzato dalla manovra".
"Qui non si tratta di accontentare gli agricoltori con uno sconto del 10% sulla base imponibile - spiega Guidi -, è l'intero impianto dell'imposizione fiscale che risulta iniqua e punitiva per le imprese". Oer Guidi si parla di milioni di fabbricati rurali il cui reddito era già ricompreso in quello dei terreni e che oggi subirebbero una duplicazione di imposta. "Le dimensioni economiche del prelievo sono difficilmente valutabili - aggiunge - ma si possono ritenere vicine al miliardo di euro di ulteriori tasse".


E se per Coldiretti "è giusta la direzione per i terreni agricoli con l'abbassamento a 110 del moltiplicatore da applicare ai redditi dominicali, come primo passo di un percorso che va necessariamente proseguito, è evidente che finita l'emergenza manovra  dovremmo aprire un serrato confronto per riaffermare il ruolo strategico di un settore determinante dell'economia reale. Ruolo che  evidentemente a troppi ancora sfugge".