Alla fine è arrivata la firma del presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus, l'unica mancante per rendere operativo il Trattato di Lisbona, già ratificato da tutti gli altri Paesi della Ue. La documentazione è già a Roma, custode dei trattati europei ed entro la fine dell'anno il Trattato potrà entrare in vigore. Per capire cosa cambia, non solo per l'agricoltura, è necessario fare un passo indietro di cinque anni, quando nel 2004 Francia e Olanda dissero no con un referendum al Trattato costituzionale. Restava comunque la necessità di dare alla Ue una più efficace organizzazione ed un modello politico e decisionale al passo coi tempi. Dopo tre anni ecco arrivare dai Paesi leader un nuovo Trattato, questo di Lisbona, appunto, che non ha la “forza” di una Costituzione, ma ha dalla sua l'equilibrio nelle nomine e nei meccanismi decisionali che possono anche vantare maggiore trasparenza e semplicità.

 

Un presidente che “dura”

Fra i cambiamenti di maggior spicco figura la nomina di un Presidente del Consiglio che viene eletto per un periodo di due anni e mezzo. Duplice l'obiettivo raggiunto, assicurare cioè stabilità e continuità dell'operato della Ue e un più stretto collegamento fra la scelta del Presidente e l'esito delle elezioni europee. Cosa del tutto assente oggi, con l'attuale meccanismo delle presidenze semestrali a rotazione fra i “27”. Nasce anche una nuova figura, quella di Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al quale va anche l'incarico di vicepresidente.

 

Un Parlamento più “forte”

Novità anche per il ruolo del Parlamento europeo che con il Trattato di Lisbona si trova rafforzato con nuovi importanti poteri nella legislazione, nel bilancio della Ue e negli accordi internazionali. Il Parlamento avrà così pari importanza rispetto al Consiglio nel quale sono rappresentati i singoli Stati membri. Merita un cenno il maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali che il Trattato di Lisbona introduce. Si chiama principio di sussidiarietà ed è un meccanismo grazie al quale l'Unione potrà intervenire solo quando l'azione a livello europeo risulti più efficace rispetto a quella del singolo Stato.

 

Le decisioni

Una modifica importante riguarda i meccanismi decisionali che vedranno l'introduzione, a partire dal 2014, di una nuova “formula” per il calcolo della maggioranza qualificata. I voti saranno “pesati” tenendo conto di due fattori, lo Stato che esprime il voto e la consistenza della sua popolazione. Per assumere una decisione a maggioranza qualificata sarà così necessaria l'approvazione da parte del 55% degli Stati Ue e del 65% della popolazione dell'Unione. Ci sarà anche spazio per le “iniziative dei cittadini” con la possibilità di inviare alla Commissione nuove proposte, purché le stesse siano sottoscritte da almeno un milione di persone.

 

Il totonomine

Ora sono aperti i giochi per le due nomine più importanti, quella del presidente e del suo vice (che è anche, lo ricordiamo, Alto rappresentante per l'estero). Per la presidenza si profila una candidatura appartenente all'area del Ppe mentre mentre all'area socialdemocratica dovrebbe andare la vicepresidenza. Ai vertici della Ue potrebbe sedere per i prossimi due anni e mezzo il premier belga  Hermann Van Rompuy, ma si fa anche il nome del finlandese  Paavo Lipponen oppure l'austriaco  Wolfgang Schüssel. Per la carica di Alto rappresentante agli esteri è caldeggiato il nome dell'italiano Massimo D'Alema che dovrà però vedersela con un temibile avversario, il britannico  David Miliband.

 

Cosa cambia

Per l'agricoltura i cambiamenti introdotti con il Trattato di Lisbona vanno letti su due piani diversi. Uno di carattere generale ha a che vedere con la maggiore efficienza decisionale della “macchina” europea, che potrà portare benefici anche al settore primario. Importante potrà rivelarsi l'accresciuta importanza della Ue sul piano internazionale dove sarà ora possibile esprimere posizioni più chiare e più forti nelle relazioni con i partner a livello mondiale. Un ambito nel quale possono a pieno diritto rientrare anche le politiche commerciali che interessano i prodotti dell'agricoltura.
Su un piano più specifico si può salutare con ottimismo l'accresciuta importanza del Parlamento europeo, la cui Commissione agricoltura è presieduta da Paolo De Castro. Nella recente vicenda della crisi del latte, ad esempio, la Commissione si era espressa all'unanimità per l'ammasso privato dei formaggi. Poi accolto, seppure prendendo una strada collaterale.  Domani le indicazioni che scaturiranno dal Parlamento, anche in tema di agricoltura, avranno un peso decisamente più rilevante.

 

Le opinioni

Sulle ripercussioni in campo agricolo del Trattato di Lisbona hanno espresso la loro opinione i vertici delle Organizzazioni professionali. A parere del presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, il Trattato “conferma gli obiettivi e gli strumenti della Pac e la centralità dell’agricoltura”. “Inoltre – ha spiegato Vecchioni – l'Europa ha deciso di cambiare le sue regole in maniera da aumentare la forza e la rappresentatività dei cittadini europei nelle istituzioni e quindi nelle decisioni che si assumono.”
Positivo anche il parere di Giuseppe Politi, nella sua duplice veste di presidente di Cia e di vice presidente del Copa (organizzazione agricoltori europei). “Il Trattato – ha evidenziato Politi - rappresenta uno strumento importante per tutta l’Europa e in particolare per il mondo agricolo che costituisce una risorsa fondamentale per il futuro stesso dell’Ue.”