I prezzi al consumo dei prodotti agroalimentari sono ancora troppo elevati, soprattutto in considerazione del calo delle quotazioni sui campi (meno 7% registrato nel 2008 rispetto allo stesso mese del 2007), ma durante il 2009 la 'corsa' è destinata a frenare (una flessione tra l’1,5 e il 2%), a causa della possibile stagnazione dei consumi della flessione dei listini del petrolio.
E’ quanto sottolinea la Cia (Confederazione italiana agricoltori) commentando i dati provvisori dell’Istat sull’inflazione a febbraio. Nel 2008, avverte la Cia, i prezzi degli alimentari al dettaglio hanno avuto una crescita tendenziale del 4,3%, alla quale si è contrapposta, invece, una flessione dei listini all’origine, che ha toccato anche cali record come per il grano duro (circa 50% in meno rispetto al 2007). Un trend che è continuato anche nei primi due mesi del 2009. Un eguale andamento, purtroppo, non si è avuto nei vari passaggi della filiera e così i prodotti alimentari non hanno avuto, al dettaglio, la tanto attesa diminuzione. Si registrano, soltanto, lievi correzioni al ribasso.
A febbraio le quotazioni degli alimentari al dettaglio hanno fatto registrare una crescita del 3,5%, meno 0,8% rispetto a dicembre passato.
Troppo poco. I listini, nel complesso, hanno mantenuto livelli eccessivamente alti e alcuni rincari non trovano alcuna giustificazione (è soprattutto il caso della pasta). Comunque, nel corso del 2009, afferma la Cia, è prevedibile un rallentamento della crescita dei prezzi al dettaglio dei prodotti agroalimentari. E questo avverrà sia in considerazione di una probabile stagnazione dei consumi sia se proseguirà una bassa inflazione energetica e, soprattutto, se si riuscirà a trasferire sui listini al consumo il ribasso delle quotazioni delle materie prime agricole, cosa che, finora, non è avvenuta nella dimensione attesa.
Qualche segnale in questa direzione, tuttavia, già s’intravede, anche se ancora molto flebile. Per questa ragione la Cia sottolinea l’esigenza di un patto tra le istituzioni e tutti i soggetti della filiera, a partire dagli agricoltori e dall’industria utilizzatrice. Questo può, infatti, contribuire a delineare una possibile soluzione degli aumenti dei prezzi. Da qui l’importanza di promuovere la costituzione di organizzazioni di produttori ed interprofessioni ampiamente rappresentative ed autorevoli, capaci, cioè, di rendere cogente una disciplina di mercato per evitare comportamenti speculativi. Non solo. Per la Cia vanno rilanciate le intese di filiera, riconoscendo, come sede naturale, l’organismo interprofessionale e deve essere introdotta una maggiore trasparenza nei processi di formazione dei prezzi lungo la filiera alimentare, per evidenziare rincari artificiosi e ingiustificati e manovre speculative. In questo contesto, il 'doppio prezzo' (origine e dettaglio) da evidenziare sui cartellini di vendita può risultare uno strumento di grande valore e soprattutto di chiarezza nei confronti dei consumatori