Sgravi dei contributi; riduzione dei costi produttivi; alleggerimento degli oneri burocratici; modifica del decreto legge sulle quote latte; oggi inaccettabile; finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali. Sono queste le principali richieste che la Cia (Confederazione italiana agricoltori) ribadirà nelle piazze italiane fin dalla prossima settimana, quando scatterà una nuova ferma mobilitazione sull’intero territorio nazionale che culminerà con una grande iniziativa a Roma il 26 febbraio. Più di mille agricoltori, provenienti da tutta Italia, manifesteranno, a partire dalle ore 14.00, con un sit-in in piazza Montecitorio per sollecitare una maggiore attenzione nei confronti del settore e soprattutto per chiedere immediati e straordinari interventi a sostegno delle imprese che vivono un momento di grave emergenza.
Questa iniziativa sarà preceduta da una grande convention, sempre il 26 febbraio a Roma, presso il Palazzo dei Congressi, dei Gruppi di interesse economico (Gie) costituiti in queste ultime settimane nelle varie realtà locali della Cia. Un’Assemblea (si svolgerà dalle 9.30 alle 13.30) che darà vita, a livello nazionale, di sette Gie (olio, vino, zootecnia, ortofrutta, cereali, florovivaismo, colture industriali) che, con il pieno coinvolgimento degli agricoltori, dovranno sviluppare un’azione incisiva a tutela e valorizzazione dei settori portanti dell’agricoltura italiana.
Insomma, una giornata, quella del prossimo 26 febbraio, che vedrà la Cia fortemente mobilitata non solo per sollecitare risposte da parte di Governo e Parlamento, ma anche per sviluppare una strategia propulsiva in difesa dei redditi dei produttori, per la crescita delle imprese e per un’agricoltura che sia reale protagonista della vicenda politica ed economica del Paese.
D’altra parte, proprio l’agricoltura sta attraversando uno dei momenti più difficili degli ultimi trent’anni. Basti pensare che solo nel 2008 più di 20 mila sono andate fuori mercato. Il rischio è che nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività. I motivi sono noti e dalla Cia più volte denunciati: costi produttivi sempre più pesanti; oneri contributivi e burocratici opprimenti; la proroga per la fiscalizzazione degli oneri sociali ferma ancora al 31 marzo 2009; redditi falcidiati; prezzi sui campi in continua discesa; mancanza di finanziamenti per il Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali; un decreto sulle quote latte inaccettabile; scarsissima attenzione da parte del Governo; pochi e fragili sostegni pubblici; una politica di sviluppo che si allontana in maniera inesorabile; un’agguerrita competitività a livello internazionale. 'E', come ha affermato il presidente Politi, 'senza interventi mirati e straordinari sarebbe il tracollo dell’intero settore'.
'E’ una situazione non più tollerabile. In questi giorni più volte abbiamo sostenuto la necessità di misure incisive. Nessuna risposta è venuta dal Governo. Per questo', ha avvertito il presidente della Cia, 'diciamo basta alle promesse puntualmente mancate. La nostra mobilitazione riprenderà con grande decisione. Andremo in piazza per far sentire, in modo vibrante, la voce della protesta degli agricoltori italiani, che sono stanchi di restare inascoltati, anche quando le questioni assumono contorni drammatici, come quelli attuali'.