Buone notizie dagli scambi commerciali con l’estero. Una conferma delle anticipazioni già rese note in occasione del Cibus di Parma, del quale si è occupato anche Agronotizie. Che le cose vadano bene, e in modo deciso, lo si evince dai “numeri” diffusi da Istat, che ha messo a confronto il primo trimestre del 2008 con il corrispettivo periodo dello scorso anno. E lo ha fatto mettendo in luce i dati dell’export regione per regione. Il quadro che ne viene fuori rivela alcune interessanti sorprese. A guidare la graduatoria delle regioni con il più alto aumento della quota di export è il Lazio (+19,1%), seguito a distanza dall’Emilia-Romagna (+ 6,7%). Entrando nel dettaglio delle materie più esportate troviamo al primo posto i prodotti petroliferi raffinati (che hanno avuto un incremento di quasi il 30%) e subito dopo i prodotti agroalimentari con un significativo più 12 %. Un risultato raggiunto grazie all’export agroalimentare del Veneto (+18%), della Campania (+16,9%), mentre Lombardia ed Emilia-Romagna si sono dovute fermare intorno ad un più modesto 12% .
Se il primo trimestre del 2008 ha regalato soddisfazioni al comparto agroalimentare, ancor meglio si appresta a fare il primo semestre, visto che già i dati diffusi da Istat per il mese di Aprile registrano per questo settore i maggiori incrementi, che sfiorano quota più 30%.
L’agroalimentare traina l’export
L’agroalimentare si conferma così uno dei settori principali del nostro export, indirizzato in prevalenza sui mercati della Ue, Belgio, Francia e Spagna in testa, ma con ampi margini di crescita anche nei Paesi terzi, come Russia e Cina.
Dati positivi che hanno trovato eco in sede istituzionale, con le dichiarazioni del sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, che ha voluto sottolineare che “l’Italia è diventato il primo Paese nell’export in Europa”. Nell’aumento del nostro export agroalimentare Domenico Auricchio, presidente di Federalimentare, vede anche la “reattività del settore di fronte alla flessione del mercato interno e alle pressioni della grande distribuzione”.
Fattore prezzo e fattore qualità
I successi del made in Italy agroalimentare trovano forza nel fattore prezzo che per i prodotti italiani risulta concorrenziale. Ma è sul piano della qualità che si misura il nostro differenziale competitivo. E mentre l’industria nazionale fa registrare un aumento dei volumi di export di un modesto +0.1%, il settore alimentare si distingue per il suo +5,8%.
Ora bisogna insistere per mantenere il primato raggiunto. Una via obbligata anche per rispondere alle difficoltà che si registrano sul mercato interno, dove i prezzi di mercato stentano a sostenere i costi affrontati dai produttori. Specie nel campo delle produzioni animali.
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