Nonostante i numeri, le difficoltà e gli ostacoli che si trovano davanti, le donne hanno un ruolo centrale in agricoltura, sono più propense verso pratiche agricole più sostenibili e sono particolarmente attente alla sostenibilità.
Sulla base dei dati del 7° Censimento Generale dell'Agricoltura dell'Istat, elaborati dal Gruppo Parità di Genere costituito dal Crea nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale 2023-2024, le donne conducono circa un terzo delle aziende agricole totali (pari al 31,5% del totale), con una dimensione aziendale mediamente inferiore rispetto a quelle a conduzione maschile (in media 4 ettari in meno). Di conseguenza, contribuiscono in misura minore alla produzione standard nazionale (17,5%).
I dati del Censimento agricolo Istat 2020: focus sulle donne
(Fonte infografica: AgroNotizie®)
Se ci si concentra sul settore zootecnico, la differenza è ancora più evidente: solo il 23% delle aziende con allevamenti è gestito da donne.

Quello zootecnico rimane un settore prettamente maschile
(Fonte foto: Brochure ideata dal Gruppo Parità di Genere costituito dal Crea nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale 2023-2024)
I numeri dunque non sono del tutto incoraggianti, se poi ci mettiamo anche gli ostacoli che si trovano davanti e le difficoltà che tutti i giorni devono affrontare…
Ma forse è proprio questo a far sì che le aziende agricole condotte da donne abbiano una marcia in più.
Altro punto fondamentale è quello di fare squadra, come insegnano Quelle del Latte, un'associazione senza scopo di lucro fondata da sette professioniste del settore della zootecnia da latte nel dicembre del 2023, che ha trovato nel Food&Science Festival 2025 (promosso da Confagricoltura Mantova) un'occasione per farsi conoscere.
Abbiamo intervistato la vicepresidente Adriana Busi per conoscere meglio l'associazione e capire quali sono gli obiettivi da perseguire.
Perché avete deciso di dar vita a Quelle del Latte? E perché avete scelto questo nome?
"L'idea è nata nel 2022 nella cucina di Paola Aguzzi, la presidente. Ci siamo ritrovate, ci siamo guardate, ci siamo ascoltate e abbiamo capito che volevamo uscire dalla solitudine della nostra condizione aziendale, volevamo sostenerci nell'incertezza e aiutarci nella consapevolezza; volevamo capire e crescere, non solo nelle competenze lavorative ma in una condivisione di ideali e di cultura. Nel nostro nome, Quelle sottolinea la nostra base di partenza, il fatto che noi donne spesso siamo chiamate così in azienda, 'quella dei vitelli', 'quella che munge', 'la figlia di…', 'la moglie di…', e Latte perché l'oro bianco è il nostro mondo".
Oggi quante associate siete?
"La nostra storia è all'inizio, per ora siamo sessanta associate iscritte, poi ci sono le simpatizzanti che ci seguono nel nostro gruppo WhatsApp (circa centodieci) o sui social. Siamo donne sparse sul territorio nazionale, in special modo Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Sardegna e Friuli Venezia Giulia".
Quali sono gli obiettivi di Quelle del Latte?
"Quelle del Latte persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociali. Lo scopo è quello di favorire, potenziare, incoraggiare e sostenere le donne che lavorano nel settore agricolo e zootecnico attraverso la formazione e la consulenza da parte di professionisti. L'associazione vuole incoraggiare una leadership aziendale al femminile, inoltre vuole essere un luogo in cui le donne si formano, si informano e si sostengono a vicenda mentre iniziano o avanzano nella loro carriera nel settore".
Tra i temi di cui vi occupate ci sono quelli del benessere delle donne nel luogo di lavoro, della gestione del tempo e del burnout, cosa fate a tal proposito?
"Esattamente. Siamo partite da alcune domande, 'Come stai?', 'Come ci sentiamo nel tempo e nello spazio?', cercando di dare delle risposte nei nostri primi incontri online. La condivisione del nostro malessere ha dato vita ad altre domande che abbiamo fatto a professioniste per capire, per uscire da una zona di comfort che in realtà non era molto confortevole. L'aver messo la persona al centro ci ha permesso di avere un'altra prospettiva che non è solo incanalata nel profitto della professione, ma nel cammino della vita professionale e umana".
Altro punto su cui ponete molta attenzione è la formazione tecnica. Cosa fate e come lo fate?
"Creiamo incontri online o in presenza in cui approfondiamo delle tematiche specifiche. Abbiamo fatto corsi sulla gestione della vitellaia, sulla gestione della parte economica, sulla genetica, sulla leadership e tanti altri. Non siamo un ente di formazione riconosciuto, i nostri corsi sono svolti da professioniste che mettono a disposizione le loro competenze per formare e informare perché il settore possa crescere in competenza e capacità".
Quanto è importante fare rete in un mondo prettamente maschile?
"Fa sorridere, ma da quando esiste Quelle del Latte questo mondo maschile si è rimpicciolito: aver puntato i fari sulle donne ha fatto emergere quante siamo e quanto creiamo. Vederci ha creato sicurezza, ha creato sostegno. Siamo passate da avere un posto in azienda ad avere un ruolo. La rete è proprio questo, sentirsi unica dentro a un insieme in cui ci si riconosce".
Come si fa ad aderire a Quelle del Latte?
"Per diventare associata bisogna inviare la scheda di iscrizione che si trova sulle nostre pagine social Facebook e Instagram pagando una quota di iscrizione di 50 euro che dà la possibilità di accedere a tutti i nostri corsi e alla nostra rete".

Quelle del Latte riunisce professioniste del settore della zootecnia da latte
(Fonte foto: Quelle del Latte)
Quelle del Latte, un bell'esempio dove il benessere animale è in primo piano
Tra le associate c'è anche Beatrice Barlocchi, una giovane imprenditrice zootecnica di Veniano, in provincia di Como, con la passione per l'agricoltura e, appunto, la zootecnia. Una passione tramandata dai nonni che l'ha portata a intraprendere questi studi.
"Il mio ingresso nel mondo dell'agricoltura inizia finite le medie. In terza superiore - ci spiega - durante una lezione di produzioni animali ci è stato presentato il rumine e li è scattato l'amore per i bovini da latte. So che può essere una pazzìa, ma ricordo che il professore lo definì il secondo cuore dei ruminanti. Ed è proprio così, o almeno per me lo è".
Coincidenza vuole che Valerio, il padre di Michele, il suo fidanzato, avesse un piccolo allevamento di trentacinque capi in mungitura con stabulazione fissa. "Da giugno 2015 sono stata parte attiva nell'allevamento di Valerio. Sono entrata gestendo inizialmente i vitelli, poi ho iniziato a seguire i parti e a mungere. Nel 2017 - continua Beatrice - io e Michele abbiamo preso l'abilitazione di fecondatori laici, a marzo 2022 abbiamo acquisito l'intera azienda di suo padre e a giugno di quell'anno sono iniziati i lavori per l'azienda nuova".
Come ci spiega, per la nuova azienda un aiuto è arrivato anche dalla Pac. "Abbiamo avuto accesso al Psr 2014-2020, Intervento cofinanziato dal Feasr con l'Operazione 4.1.01 'Incentivi per investimenti per la redditività, competitività e sostenibilità delle aziende agricole'".
L'azienda è stata pensata e costruita per dare il miglior benessere e comfort agli animali: hanno installato l'impianto di ventilazione e raffrescamento, di disinfezione per gli insetti volanti, il riscaldatore dell'acqua di abbeverata per l'inverno e hanno tenuto delle accortezze nel dimensionamento di corsie e box, dove è stato dato più spazio del minimo richiesto. Gli animali in lattazione sono su cuccette, i restanti su lettiera permanente.
Beatrice si occupa principalmente degli animali in generale e della parte burocratica, mentre Michele si occupa della campagna, fa il carrista ed è fecondatore. Oggi in azienda mungono sessanta capi con la relativa rimonta.
"La cosa più bella - racconta Beatrice Barlocchi - è svegliarmi la mattina e vedere i miei animali che ci aspettano e che stanno tutti bene, fare il giro e dare il buongiorno a tutti. Il momento che amo più in assoluto del mio lavoro è il parto. Lì ho un mix di emozioni incredibili. Vedere l'animale che ho fatto nascere, che ho accudito per due anni partorire, entrare in lattazione e stare bene mi dà forte emozione. È un ciclo che si ripete ed è sempre emozionante. Se posso essere sincera io ho un po' le mie cocche, le preferite della stalla, quelle che da piccole hanno richiesto più cure o attenzioni e con le quali si è creato un legame particolare. Ma comunque ho e abbiamo sempre un occhio di riguardo per tutti i nostri animali. Abbiamo la fortuna di non averne troppi e quindi di poter garantire loro qualche 'vizietto' in più".

Beatrice Barlocchi e la sua passione per i bovini da latte
(Fonte foto: Beatrice Barlocchi, imprenditrice zootecnica)
Entrare a far parte di Quelle del Latte è stata una scelta dettata dalle difficoltà che si incontrano nel settore per il fatto di essere una donna e di essere quindi credibile agli occhi di colleghi uomini. "Mi è capitato spesso - ci spiega Beatrice - che mi chiedessero dove fosse il marito o il papà per poter parlare dei propri prodotti e quando la risposta era 'Se si tratta di vacche dovete parlare con me' rimanevano tutti un po' scossi per la figura che stavano facendo. All'inizio ho trovato scetticismo anche da mio suocero perché gli portavo idee nuove o comunque cambiavo i suoi modi di fare certe cose. Ma devo dire che una volta dimostrato che funzionava anche il mio metodo non ha mai detto nulla, mi ha sempre lasciata fare, provare e sperimentare".
Ma è stata anche una scelta dettata dalla voglia di fare squadra perché "credo nella forza dell'unione tra persone per uno scopo comune e Quelle del Latte ne è la prova. Entrando ho trovato molta empatia e comprensione. Se una ha un dubbio in azienda o una difficoltà e interpella le altre, può star certa che tutte le verranno in aiuto con la loro esperienza e sapienza".
"Io penso - conclude Beatrice Barlocchi - che al giorno d'oggi pian piano il settore si sta abituando alla donna nell'allevamento. Semplicemente c'è ancora bisogno di tempo e noi non dobbiamo mollare, ma anzi dimostrare che siamo un valore aggiunto e non un ostacolo. Quelle del Latte sicuramente aiuta a far sì che ciò avvenga".
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