Questi semplici dati, oltre alla storia millenaria di questo tubero, hanno costituito la base per la dichiarazione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (22 dicembre 2005), che ha indetto l'anno internazionale della patata per il 2008, invitando la Fao ad avere cura della realizzazione delle iniziative correlate.
Obiettivo: attirare l'attenzione del mondo sul ruolo che la patata può svolgere per migliorare la sicurezza alimentare ed eliminare la povertà, in sostegno al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo decisi a livello internazionale, compresi gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
In quest'ottica si inseriscono le iniziative di informazione sulla patata, l'organizzazione di conferenze scientifiche, mostre, eventi culturali; l'attivazione di programmi di istruzione, divulgazione e addestramento per trasferire tecnologie validate. Tutto ciò, unitamente alla promozione di politiche e regolamenti favorevoli allo sviluppo della produzione di patate. Anche l'informatica, le tecniche di coltura in vitro, la genomica e i marcatori molecolari, insieme alle tecnologie del Dna ricombinate stanno creando nuove importanti opportunità per la produzione e la trasformazione delle patate.
Il convegno di Avezzano del 16 novembre 2007 'Il Clima che cambia: adattamento della coltivazione della Patata ai nuovi scenari ambientali' si inserisce a pieno titolo nel panorama degli eventi che anticipano il programma del 2008.
Simone Orlandini, centro interdipartimentale di bioclimatologia dell'università di Firenze, ha analizzato i nuovi scenari di cambiamento climatico, evidenziando il ruolo dell'energia: "per stabilizzare la concentrazione sotto il target di 550 ppm, risulta necessario ridurre da subito le emissioni e soprattutto considerare il ruolo delle nazioni in via di sviluppo. Il modello di sviluppo che stiamo 'esportando' potrebbe non essere efficace. Divengono quindi prioritarie una revisione degli stili di vita e del modello di sostenibilità".
I processi di adattamento ai cambiamenti climatici possono essere visti in un duplice orizzonte temporale. Nel breve termine, sono rivolti ad ottimizzare la produzione con una modifica delle tecniche colturali, degli input esterni e delle pratiche per la conservazione dell'umidità del terreno. A lungo termine, devono essere presi in considerazione quei cambiamenti strutturali necessari per contrastare le avversità causate dai cambiamenti climatici, partendo da interventi per la conservazione del suolo, fino all'introduzione di varietà più resistenti, alla sostituzione delle colture, all'aumento dell'efficienza dell'irrigazione. Nel caso specifico della patata, la risposta fisiologica ad un aumento della temperatura tra 2,1 e 3.2° C è una riduzione della produzione tra il 18 ed il 32%. Ad elevate latitudini, variazioni nel periodo di coltivazione, uso di cultivar tardive e spostamenti negli areali di produzione potrebbero produrre impatti modesti e talvolta positivi. A latitudini più basse, gli effetti negativi sulle produzioni sarebbero maggiori.
L'aumento delle temperature potrebbe contribuire anche alla diffusione della dorifora, che potrebbe compiere più cicli per anno. Per contro, l'innalzamento del livello di CO2 dovrebbe ridurre lo sviluppo delle larve. Sarà quindi necessario disporre, in primo luogo, di modelli capaci di prevedere lo sviluppo delle principali malattie e parassiti in funzione dei nuovi scenari climatici (ad esempio, il modello del Cip - International Potato Center per la ruggine della patata; in secondo luogo, di genotipi resistenti all'aumento delle temperature.
Luigi Frusciante, università degli studi di Napoli 'Federico II', ha approfondito proprio lo sviluppo di nuove varietà, in particolare quelle resistenti a carenze idriche.
Due sono le strade percorribili. Un percorso di miglioramento genetico classico prevede attività di breeding e pre-breeding, agronomia e fisiologia, valutazioni di resistenza a stress, produzione di tuberi seme, analisi economiche. Queste attività sono oggetto del progetto nazionale di 'miglioramento genetico della patata'.
Le nuove tecnologie costituiscono un secondo 'binario'; putroppo l'intervento genetico è reso ancora difficoltoso dalla scarsa conoscenza delle basi biochimiche, fisiologiche e molecolari della resistenza, nonchè delle basi genetiche (oltre 2.000 geni coinvolti).
Il caso specifico della piana del Fucino è stato preso in considerazione da Mauro Contestabile del Consorzio di bonifica Ovest, il quale ha evidenziato l'importanza di aspetti quali il risparmio idrico, la riduzione dell'inquinamento atmosferico, l'utilizzo di energia pulita, l'attenzione agli aspetti igienico-sanitari, l'utilizzo di sistemi di controllo elettronici di distribuzione idrica.
I nuovi sistemi irrigui sono stato oggetto dell'intervento di A. Battilani del Canale Emiliano-Romagnolo. Le frequenti condizioni di stress idrico impongono innovazione tecnologica e l'adozione di criteri di risparmio idrico per sostenere la qualità e la resa. 'Forti stress termici' ha sottolineato Battilani 'non vanno confusi con stress idrici. In questi casi si può ricorrere ad irrigazioni climatizzanti.' La durata dello stress in relazione alla durata della fenofase o dell'intero ciclo vegetativo (critical days index) determina la possibilità di recuperare del tutto o in parte il danno subito. Deve essere quindi considerato il punto di non ritorno (break even point) oltre il quale il costo di qualsiasi intervento non sarà compensato dal recupero di produzione. Tecnologie (barre e rotoloni di nuova generazione, L.E.P.A., Sprinkler), microirrigazione (minisplinker, goccia, sub-surface drip irrigation), unitamente a strumenti e strategie di gestione costituiscono le opportunità più valide. Fra gli strumenti sono stati evidenziati Irrinet, il bilancio idrico e nutrizionale ed il Dss. Le strategie prese in considerazione sono la full irrigation, i deficit e regulated deficit ed infine il partial root drying.
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