Ancora oneri e costi per le piccole imprese agricole. Un aggravio che rischia di provocare danni gravi sia sotto l’aspetto economico e sociale per strutture che rappresentano un elemento insostituibile per l’ambiente rurale. A denunciarlo è la Cia - Confederazione italiana agricoltori la quale sottolinea che nella Finanziaria 2008 è stato inserito un emendamento che rende più difficile l’attività di questi agricoltori. Si dispone che i produttori che, nell’anno precedente, hanno realizzato un volume di affari non superiore a 7.000 euro, costituito per 2/3 da cessioni di prodotti “agricoli per definizione”, dovranno, con cadenza trimestrale, comunicare all’Agenzia delle entrate l’ammontare delle operazioni (attive e passive) effettuate. Le modalità della comunicazione - anche in forma telematica - verranno definite con provvedimento del direttore dell’Agenzia. Insomma, un adempimento a carico di soggetti, sino ad oggi sollevati da tutti gli obblighi dichiarativi, documentali e contabili, nonché dal versamento dell’imposta, che rischia di rendere lettera morta le norme relative al regime di esonero Iva. La Cia guarda con preoccupazione alla norma che impone agli agricoltori con volumi di affari risibili nuovi ed ingiustificati adempimenti. Gli imprenditori, soprattutto quelli di piccole dimensioni, dovrebbero impiegare le forze per crescere e produrre ricchezza per il Paese e non per spuntare l’elenco degli adempimenti e delle scadenze. Il taglio della burocrazia non può che partire dalla strada più semplice: la non imposizione di nuovi aggravi.