L'intenzione del governo di aumentare le pensioni minime è lodevole perché si dà una risposta alle esigenze di tanti anziani che vivono nella precarietà. Ma non è sufficiente per risolvere i problemi di una larga fascia di popolazione, la più debole, costretta a fare i conti con situazioni di precarietà e difficoltà. E’ quanto evidenziato dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori in occasione dell’incontro sul Dpef tra governo e sindacati a Palazzo Chigi dove si sono affrontati i temi della previdenza. L’aumento delle pensioni minime rappresenta un successo di una battaglia condotta da otto anni dalla Cia. D’altra parte, proprio le pensioni minime -ricorda la Cia- sono ferme alla riforma del 1995. In questi anni hanno avuto soltanto pochi e scarsi ritocchi, ovviamente, non adeguati al crescente costo della vita. Aumenti che sono avvenuti attraverso meccanismi che di fatto hanno escluso molti dei pensionati al trattamento minimo. La Cia insiste sull’esigenza di politiche adeguate nei confronti degli anziani, soprattutto quelli non autosufficienti e che vivono nelle zone rurali dove i servizi socio-assistenziali scarseggiano.