Il suolo è la principale ricchezza delle aziende agricole. Senza la terra non ci sarebbe agricoltura ed è dunque interesse di tutti, agricoltori in primis, tutelarla per assicurare alle generazioni future la produzione di cibo.

 

Eppure i suoli agricoli sono degradati, lo dicono i dati della Commissione Europea: circa il 25% dei terreni dell'Unione Europea presenta un'erosione superiore alla soglia sostenibile e molti sono anche a rischio di perdita di biodiversità. Da questo presupposto parte Abit, una startup nata tra Milano e Genova che ha proprio come obiettivo quello di migliorare la qualità dei terreni agricoli, innalzando i livelli di biodiversità.

 

Una startup che, grazie alla sua idea innovativa, ha vinto il SyngenTalent, la competizione tra startup lanciata da Syngenta. Una call for ideas che ha visto partecipare settanta startup da tutto il Paese e che ha messo in palio un premio del valore complessivo di 50mila euro tra finanziamento diretto e mentorship.

 

"Siamo consapevoli che l'agricoltura sta attraversando un momento di difficoltà e che deve affrontare molte sfide, tra cui i cambiamenti climatici, l'aumento della popolazione mondiale e la necessità di avere produzioni sostenibili per l'ambiente e gli agricoltori", racconta Massimo Scaglia, ceo di Syngenta Italia.

 

"In Syngenta crediamo che solo attraverso l'innovazione si possa rispondere a queste sfide e SyngenTalent ha avuto proprio lo scopo di favorire l'innovazione proveniente dal basso, in un'ottica di open innovation".

 

Biodiversità dei suoli, l'idea di Abit

Per capire meglio come funziona Abit abbiamo incontrato Chiara Antonucci, ex consulente di Deloitte, e Matteo Zinni, entomologo con un PhD presso l'Università di Genova, fondatori, insieme a Francesco Misurale ed Emanuele La Rocca, di Abit.

 

"Il nostro fine ultimo è quello di aiutare gli agricoltori a migliorare la biodiversità del suolo implementando pratiche corrette di gestione dei campi", sottolinea Chiara Antonucci. "Per questo abbiamo sviluppato un indice che è volto proprio a misurare il livello di biodiversità del terreno".

 

Massimo Scaglia, ceo di Syngenta Italia, premia la startup Abit

Massimo Scaglia, ceo di Syngenta Italia, premia la startup Abit

(Fonte foto: Syngenta)

 

Gli agricoltori interessati al progetto devono prima di tutto raccogliere dei campioni di terra ed inviarli ad Abit. "Noi ci occupiamo di valutare la composizione della mesofauna, quegli insetti cioè di grandezza compresa tra i 2 millimetri e il centimetro. Proprio la mesofauna è un ottimo indicatore di biodiversità e ci permette di alimentare il nostro Biodiversity Index", ci racconta Matteo Zinni.

 

Gli agricoltori possono accedere ai dati tramite una app dedicata, dove sono presenti anche dei consigli su come gestire i campi per migliorare la biodiversità e fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici. "Grazie ai dati satellitari siamo in grado di fornire informazioni climatiche di valore e in futuro pensiamo di fornire anche dei nostri sensori per essere ancora più precisi", sottolinea Chiara Antonucci.

 

A discrezione dell'agricoltore, i dati di biodiversità vengono poi inviati a RINA, Ente di certificazione partner del progetto. Se tali dati soddisfano gli standard del disciplinare messo a punto da Abit con soggetti terzi, RINA emette una certificazione a prova della corretta gestione dei suoli.

 

"L'impegno dell'agricoltore può essere quindi certificato da un soggetto terzo ed è dunque potenzialmente spendibile sul mercato nei confronti dei partner commerciali", sottolinea Scaglia. "La sfida è quella di ribaltare alcune logiche della distribuzione moderna, valorizzando il prodotto di quegli agricoltori che si impegnano per raggiungere livelli superiori di sostenibilità".

 

Sempre più open innovation in agricoltura

Le sfide che l'agricoltura ha davanti sono di portata epocale e nessuno è in grado di trovare una soluzione da solo. Soprattutto in un mondo in cui la tecnologia evolve velocemente e una innovazione che oggi è all'avanguardia il giorno dopo diventa obsoleta. "In Syngenta lo spirito innovativo è molto forte e investiamo moltissimo nell'R&D interno, tuttavia siamo anche curiosi di vedere che cosa c'è al di fuori", sottolinea Scaglia. "L'Italia è una fucina di idee e siamo felici di sostenere lo sviluppo di Abit, che condivide con noi l'impegno verso una agricoltura più sostenibile".

 

Anche perché le soluzioni di Abit ben si integrano con quelle di Syngenta. Un esempio è Interra® Scan, un sensore che, trasportato sui campi, è in grado di mappare le caratteristiche fisico-chimiche del suolo, grazie anche ad analisi mirate. Ma tale sensore non è in grado di raccogliere informazioni sulla biodiversità dei terreni. Da qui la possibile integrazione con la tecnologia a cui sta lavorando Abit. L'obiettivo? Fornire un servizio ancora più completo agli agricoltori.

 

D'altronde il tema della tutela del suolo è sempre più centrale, sia nelle politiche europee sia negli interessi dei consumatori. L'agricoltura rigenerativa è un paradigma su cui si stanno impegnando diversi stakeholder. "Sono convinta che grazie al supporto di Syngenta potremo accelerare lo sviluppo della nostra soluzione", sottolinea Chiara Antonucci. "Il knowhow a cui avremo accesso e la mentorship che metteranno in campo saranno per noi essenziali e non vediamo l'ora di lavorare insieme".