La lotta alla Prrs, Sindrome Riproduttiva e Respiratoria Suina, segna un punto di svolta. Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (Fda) ha approvato l'immissione sul mercato di maiali editati resistenti alla malattia, frutto delle ricerche del Roslin Institute in collaborazione con l'azienda Genus. Un evento senza precedenti, destinato a influenzare l'intera filiera suinicola mondiale.

 

La Prrs è una delle patologie più impattanti per l'allevamento suino, diffusa in gran parte delle regioni produttrici. Causa febbre, difficoltà respiratorie e parti prematuri, generando danni economici stimati in 2,5 miliardi di dollari l'anno solo tra Stati Uniti ed Europa.

 

Come funziona la modifica genetica?

Alla base dell'innovazione c'è l'applicazione della tecnologia CRISPR-Cas9. I ricercatori dell'Università di Edimburgo hanno puntato su un bersaglio specifico: il gene CD163, identificato in Missouri nel 2015, che codifica per un recettore cellulare utilizzato dal virus della Prrs per infettare l'animale. Con l'editing genetico è stato eliminato un piccolo segmento del gene, lasciando intatta la funzione generale della proteina ma impedendo l'attacco del virus.

 

Il risultato? Suini che non si infettano con Prrs e che, secondo i test, non mostrano effetti collaterali o problemi di benessere legati alla modifica. "Questo è un traguardo epocale per la zootecnia e un passo avanti verso un allevamento più sano e sostenibile", ha commentato Bruce Whitelaw, direttore del Roslin Institute.

 

Normative internazionali: un percorso ancora incerto

Nonostante l'approvazione della Fda sia un segnale importante, la commercializzazione dei suini resistenti alla Prrs richiederà il via libera anche da altri mercati strategici, come ha sottolineato Beth Rice di Genus. "Non avvieremo una commercializzazione su larga scala negli Stati Uniti finché non otterremo l'approvazione anche in Messico".

 

Il Messico, dove la Prrs rappresenta una sfida sanitaria rilevante, non ha infatti ancora definito un quadro regolatorio per gli animali editati, rendendo incerti i tempi. Si tratta di un passo non di poco conto, visto che il Paese assorbe il 38% della produzione suina statunitense. Intanto, Genus ha già completato il dossier per la valutazione da parte di Health Canada e ha avviato le interlocuzioni con le autorità agricole del Giappone (Maff) e della Cina.

 

In America Latina, Colombia e Brasile hanno espresso giudizi positivi sulla tecnologia, pur senza ancora autorizzarne la commercializzazione. Secondo Genus, in Cina l'interesse degli allevatori è elevatissimo: la Prrs ha causato perdite economiche maggiori rispetto alla più nota peste suina africana.

 

Meno antibiotici, più benessere animale e sostenibilità

Oltre al miglioramento sanitario diretto, la diffusione dei suini gene-edited porta con sé una serie di benefici collaterali di grande rilievo. Tra i più significativi vi è la drastica riduzione dell'uso di antibiotici. Ricerche condotte dalla Iowa State University indicano che durante le epidemie di Prrs l'impiego di antimicrobici nei suinetti può aumentare fino al 380%. Eliminare il virus significa ridurre drasticamente questa necessità.

 

Secondo Genus, ciò si traduce in una migliore gestione del benessere animale, minori costi per gli allevatori e un contributo importante alla lotta contro l'antibiotico resistenza. A beneficiarne non è solo l'azienda agricola, ma anche l'ambiente e, in ultima istanza, il consumatore.

 

"Non ha senso lasciare che un maiale si ammali e muoia se possiamo prevenirlo geneticamente", ha dichiarato Alison Van Eenennaam, genetista animale della UC Davis. "Questa innovazione migliora il lavoro degli allevatori, la vita degli animali e la sicurezza della carne che arriva sulle nostre tavole".

 

Le prospettive per l'allevamento europeo

L'approvazione statunitense potrebbe accelerare il dibattito anche in Europa sull'uso dell'editing genetico in zootecnia. Se in campo vegetale si discute già dell'apertura alle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), sul fronte animale restano forti resistenze.

 

Eppure, come sottolinea Susan Bodie, responsabile dello sviluppo industriale all'Università di Edimburgo, "il gene-editing consente di ottenere in pochi anni ciò che richiederebbe decenni con la selezione tradizionale". Una tecnologia potente, che potrebbe trasformare la prevenzione sanitaria negli allevamenti, ridurre l'uso di antibiotici e migliorare la sostenibilità.