Una caccia al tesoro per cercare le uova che ogni giorno le 2mila galline libere di razzolare, fare bagni di terra e di sole, depongono nel bosco. 2 ettari prevalentemente di castagni in Valtellina, nella Valle del Bitto, a 600 metri di altitudine, dove le uova spiccano per i colori più svariati, dal bianco al celeste, passando per il verdino e per una tonalità più scura.
È questa, in piccola parte, l'attività che Massimo Rapella e la sua famiglia svolgono dal 2013, quando per necessità, a seguito della chiusura per la crisi economica del 2008 della comunità per minori che gestivano, hanno deciso di sfruttare la selva comprata da uno zio in un modo piuttosto originale. Partiti da quattro galline e vedendo che ogni giorno se ne stavano nel bosco, tornando poi nel pollaio prima che facesse buio, si sono stupiti di questa cosa che Massimo ama definire "magica", a tal punto da passare prima a duecento, trecento e poi a settecento galline e farne un vero e proprio lavoro nel rispetto dei ritmi degli avicoli e seguendo la strada della sostenibilità ambientale.
"L'idea iniziale era quella ed rimasta così" afferma entusiasta Massimo, oggi cotitolare insieme alla moglie Elisabetta dell'Azienda agricola La Gramola di Morbegno (So). "Ci siamo dati delle indicazioni precise: le galline se ne stanno nel bosco, fanno le uova, le raccogliamo e le portiamo a casa entro ventiquattro ore dalla deposizione senza contenitore per cercare di essere 'puliti' il più possibile. E così è andata, niente negozi, niente pubblicità, abbiamo detto 'l'uovo si deve far strada da solo'".
I 2 ettari di selva, dove un tempo "si portavano le vacche quando si faceva la transumanza per arrivare in alpeggio", oggi ospitano 2mila galline di svariate razze, la Marans, originaria della Francia, la classica Livornese, l'austriaca Grunleger e la Hi-line rossa; per la precisione sono due boschi limitrofi, uno ospita un gruppo di 1.200 galline e l'altro un gruppo da ottocento. "Sembrano tante - ci tiene a sottolineare Massimo - ma siamo considerati un allevamento molto piccolo perché in linea generale gli allevamenti hanno dalle 20mila, 40mila, alle 100mila galline". Ma è proprio questo il bello dell'Azienda: "noi abbiamo un rapporto dipendente-gallina uno a cinquecento, in certi pollai ce l'hanno uno a 60mila, è una cosa completamente diversa".
La differenza si vede anche nel numero di uova deposte perché "se nei pollai ci sono percentuali di deposizione che superano il 90%, la nostra percentuale si aggira intorno al 50%, a volte ci andiamo molto sotto, siamo al 40%, però quando sono giovani arriviamo anche al 70%. Ma sono comunque percentuali bassissime, quelli che vendono le uova a 20 centesimi con una percentuale così fallirebbero nel giro di una settimana". E questo come dice orgoglioso significa che "la gallina più sta bene, più non ha interesse a fare le uova".
I 2 ettari di bosco sono formati prevalentemente da castagni
(Fonte foto: Azienda agricola La Gramola)
Il bosco, quell'habitat ideale…
Probabilmente, per i più, il bosco è un luogo abbastanza insolito dove trovare galline che scavano buche, depongono uova e razzolano indisturbate, ma la storia dell'Azienda agricola La Gramola insegna perché gli animali vivono in perfetta sintonia con la selva. Come sostiene Massimo Rapella, per capirlo bene "l'intervista andava fatta nel bosco perché se si vedesse la gallina che se ne sta lì bella tranquilla, che sta sull'albero, che prende il sole come un gatto, si vedrebbe subito la differenza rispetto a una gallina che sta in una gabbia o chiusa in un capannone; è chiaro che le galline non possono parlare però penso che sia più felice quella che se ne sta nel bosco". In primis c'è quindi un discorso di benessere animale, ma anche di benessere umano nel vedere gli animali che stanno bene.
Inoltre, il bosco è un luogo dove le galline trovano anche il cibo, perché nonostante ci siano ottocento, novecento piante di castagno, non c'è traccia di foglie, ricci e castagne, in Azienda non raccolgono mai niente. Chiaramente questa alimentazione non è sufficiente, per cui oltre a quanto offre la selva sono stati adibiti appositi punti dove gli animali possono trovare delle granaglie biologiche, sostanzialmente mais, frumento, soia.
Ma è anche lo stesso bosco a trarre beneficio da questo allevamento così insolito, prova ne è stata qualche anno fa perché nonostante il diffuso problema del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus), nel bosco dove stavano le galline le castagne c'erano eccome! O meglio, "sparivano perché le galline se le mangiavano" scherza Massimo. Ciò significa che il bosco "non stava e non sta male. È chiaro che intorno al pollaio hai una superficie più battuta dalle galline, più ti allontani più ci sono parti del bosco dove le galline non vanno perché anche se dessi 100 metri quadri a gallina, non è che la gallina li sfrutta tutti, è territoriale come tutti gli animali, ha un suo territorio che è comunque delimitato, in più è anche abitudinaria".
Le galline sono divise in due gruppi, uno da 1.200 e l'altro da 800
(Fonte foto: Azienda agricola La Gramola)
…ma attenzione ai predatori
Accanto ai vantaggi descritti, l'altro lato della medaglia è meno luminoso perché nel bosco è pieno di predatori: volpi, faine, martore, tassi, poiane. Anche se i 2 ettari sono completamente recintati, "la recinzione serve solo per posticipare l'assalto della volpe, per darti il tempo di intervenire". Per questo motivo le galline non sono mai lasciate sole, da quando escono dal pollaio la mattina fino a quando ci rientrano c'è sempre un umano con loro, oltre a tre pastori maremmani. Ed è questo "che fa la grossa differenza perché tutto sommato nessuno fa quello che facciamo noi, è realmente impegnativo", oltre che pieno di imprevisti, soprattutto quando è brutto tempo. È capitato infatti che durante un temporale sia caduta una pianta mentre qualcuno dell'Azienda raccoglieva le uova.
Le galline invece non temono il maltempo, se piove si riparano sotto un albero e anche quando il termometro scende sotto lo zero girano indisturbate nella selva. L'unico accorgimento è quello di controllare il meteo perché in caso di piogge intense o di bombe d'acqua le galline, se nel frattempo il sole è tramontato, non riescono più a ritrovare la via di casa, per cui vanno cercate e accompagnate al pollaio.
Anche quando il termometro scende sotto lo zero le galline razzolano indisturbate
(Fonte foto: Azienda agricola La Gramola)
Stessa cosa per le uova: quando è brutto tempo occorre raccoglierle subito per evitare che si bagnino e si sporchino, "ogni mezz'ora siamo in giro a raccoglierle perché ognuna ha i suoi tempi, dalla mattina al pomeriggio le depongono". Ma in generale, indipendentemente dal tempo, le uova vengono raccolte più volte al giorno, ma fortunatamente "ormai sappiamo dove le fanno".
La giornata finisce quindi quando inizia a far buio e le galline rientrano, accompagnate o meno, nel pollaio, uno "chalet", come ama definirlo Massimo, di 120 metri quadri. "In dialetto da noi si dice 'la torna a pulè' quando fa buio, prima delle 17:00 in inverno e tra le 21:00 e le 21:30 in estate, quando fa buio più tardi".
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L'uovo, dalla selva alle case
Chiedendo delle uova, le cosiddette uova di selva, Massimo Rapella non si sbilancia più di tanto perché preferisce che a parlare sia il consumatore. "Sono uova biologiche, che non hanno un retrogusto di castagna e che consegniamo a domicilio entro ventiquattro ore, arriviamo fino a Milano e non facciamo spedizioni".
Savoiardi, cantucci e pasta sono i prodotti che ne derivano, mentre i clienti sono sia privati che ristoratori che condividono le idee e i principi dell'Azienda e che ormai sono diventati degli amici grazie anche al rapporto che si è venuto a creare in pandemia. "A marzo-aprile 2020 quando non c'era nessuno in giro, noi eravamo a Milano a consegnare le nostre uova davanti alle porte con i sacchettini. È stato molto bello, ha creato anche molto legame con le persone che ci hanno sostenuto, ci siamo sostenuti a vicenda".
"Nel 2019 eravamo in grande crescita - spiega - poi chiaramente con il lockdown abbiamo dovuto sopravvivere, visto che avevamo tagliato la fetta dei ristoranti" e finita l'emergenza sanitaria è arrivata la guerra, con i costi dei mangimi che sono aumentati. "È stata un'altra botta, abbiamo dovuto aumentare di 10 centesimi il prezzo dell'uovo perché non ci stavamo più dentro, passando da 80 a 90 centesimi; certo, rispetto a un uovo che trovi al supermercato è il doppio, ma se fai il rapporto…".
Adesso però sembra che piano piano la situazione stia tornando alla normalità e sono tante le novità che hanno in cantiere nell'Azienda agricola.
L'uovo di selva è un uovo biologico
(Fonte foto: Azienda agricola La Gramola)
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Azienda agricola La Gramola
Via Ganda 80h, 23017 Morbegno (So)
Cel: +39 349 4353296
Email: uovodiselva@gmail.com
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