E' continuata l'attività di Efsa, l'ente europeo per la sicurezza alimentare, per il monitoraggio della diffusione dello Schmallenberg virus (SBV) nelle stalle europee. La situazione epidemiologica registrata alla fine di aprile di quest'anno evidenzia un ampliamento delle aree di diffusione del virus che ha raggiunto Scozia e Scandinavia, con focolai in Norvegia Finlandia e Svezia. Non sono immuni dal virus nemmeno i Paesi dell'Est e ora la malattia è presente anche in Estonia, Lettonia, Ungheria Slovenia e Croazia (fra poco 28esimo membro della Ue).
La SBV, lo ricordiamo, colpisce ruminanti domestici grandi e piccoli (come bovini e ovicaprini) e anche selvatici (come daini e cervi). Si tratta di una malattia subdola, della quale più volte si è occupata anche Agronotizie, che si manifesta con una sintomatologia non molto evidente e facilmente confondibile con altre patologie. Ma che arreca gravi danni agli allevamenti per la minore produzione e sopratutto per le conseguenze sulla fertilità, compromessa da mortalità neonatale e dalla presenza di malformazioni. La difficoltà di diagnosi (che può essere confermata solo da accertamenti di laboratorio) ha indotto Efsa a ritenere che i casi di malattia siano più numerosi di quelli accertati. Infatti il numero di animali colpito è relativamente basso in rapporto al numero di animali presenti negli allevamenti. Da qui il timore che nel tempo i casi di malattia possano aumentare in misura significativa. A questo proposito Efsa ha sottolineato che dal settembre del 2011, da quando cioè è iniziato il monitoraggio della malattia, i casi accertati sono andati via via aumentando, senza interruzione. Cosa che evidenzia la circolazione del virus anche durante il periodo invernale, sebbene la sua diffusione sia legata alla presenza di un insetto vettore, la cui presenza è ovviamente più forte nel periodo caldo.
La situazione in Italia
La SBV è presente purtroppo anche in Italia, dove il primo caso è stato accertato nel febbraio del 2102 in una azienda del Veneto per poi espandersi, a fine 2012, in Sardegna e Piemonte. La situazione epidemiologica della malattia in Italia è monitorata dall'Istituto Zooprofilatico di Teramo, che ha confermato la presenza di due nuovi focolai tra febbraio e marzo di quest'anno in Sardegna, dove complessivamente ha interessato, da novembre 2012 a marzo 2013, ben 85 aziende. Anche in Piemonte sono stati confermati in aprile 4 nuovi focolai in provincia di Cuneo.
Alta la guardia
Con l'avvicinarsi del periodo estivo e la diffusione dell'insetto vettore (del genere culicoides, una specie di zanzara) non è infondato il timore di una diffusione della malattia. I servizi veterinari sono ovviamente in allerta, ma è indispensabile la collaborazione degli allevatori, che dovranno prestare grande attenzione ai pochi segnali offerti dalla malattia, che nelle bovine da latte può tuttavia causare cali produttivi del 50%. Attenzione soprattutto alla presenza di malformazioni congenite negli animali nati morti o deceduti subito dopo la nascita. Tutti segnali che devono indurre a coinvolgere i servizi veterinari per accertare la presenza o meno del virus ed evitarne il diffondersi.