La data, il 30 settembre, gli allevatori l'hanno segnata da tempo sul calendario. Quel giorno scadrà in Lombardia l'accordo siglato con Italatte (gruppo Lactalis) che fissa a 38 centesimi al litro il prezzo del latte. Si riapre così il tavolo delle trattative, al quale guardano con apprensione tutti i produttori di latte, visto che le decisioni prese in Lombardia, che concentra oltre il 40% della produzione italiana, si traducono in un riferimento di valenza nazionale. Gli allevatori si presenteranno al tavolo delle trattative con una richiesta di aumento, necessaria a far fronte all'impennata dei costi di produzione. Da tempo, infatti, sui mercati delle materie prime per l'alimentazione degli animali continuano le tensioni che hanno portato verso l'alto i prezzi di soia e mais. Che la situazione sia difficile, non da oggi e non solo per gli allevatori italiani, lo dimostra l'eco delle proteste inscenate dai produttori di latte tedeschi davanti alla Deutsches Milchkontor, tra le più grandi aziende lattiero casearie della Germania. Una protesta che si è poi allargata al Belgio. In entrambi i casi si parla di prezzi anche più bassi di quelli italiani, meno di 30 centesimi al litro, almeno 10 centesimi sotto i costi di produzione. Proteste che hanno condotto ad un aumento del prezzo, seppure modesto.
Mercati internazionali
Difficile prevedere se anche gli allevatori italiani dovranno alzare la voce o se le loro richieste saranno accolte dalle industrie del latte. Molto dipenderà dall'andamento del mercato del latte sui mercati internazionali, che in questi giorni stanno vivendo una stagione di rialzi per il burro e per il latte intero in polvere. Spostando lo sguardo sui nostri principali fornitori, Germania e Francia, si osserva un progressivo calo del prezzo per le produzioni tedesche che dalla media di 35 centesimi al litro di gennaio sono scese a poco più di 30 centesimi. Più altalenante la situazione in Francia dove il prezzo è sceso nella primavera per poi riportarsi nel secondo trimestre ai livelli precedenti, poco più di 33 centesimi al litro. Altro osservato speciale è la Nuova Zelanda, fra i principali esportatori mondiali. Qui il prezzo è in flessione da inizio anno e dai 32 centesimi al litro di gennaio ora la media fatica a superare i 27 centesimi.
C'è più latte
Torniamo in Europa per analizzare la situazione produttiva, che fa registrare una crescita, seppure di solo lo 0,5% (giugno 2012 rispetto ai 12 mesi precedenti). Fra i Paesi che hanno aumentato la loro produzione figurano la Francia (+3,4%), la Polonia (+8,3%), la Danimarca (+3,4%). Aumenti dell'offerta che potrebbero ridare fiato alla tendenza ribassista già in atto in alcuni mercati internazionali. Al contrario in Italia non si arresta la marcia rialzista delle quotazioni del latte spot. Dai 31 centesimi di aprile si è giunti a superare in questi giorni i 41 centesimi. La partita, dunque, è ancora tutta da giocare.