Preoccupazione per i cereali: oltre al problema del prezzo, Opas, cooperativa di commercializzazione di suini, segnala anche quello della disponibilità. I rimbalzi dei listini hanno portato mais e soia rispettivamente a 285 euro e 615 euro alla tonnellata: cifre record che rendono antieconomico allevare suini, nonostante il prezzo dei grassi da macello per il circuito tutelato sia il più alto degli ultimi anni, con quotazioni a 1,698 euro/chilogrammo.

"Manca un Piano nazionale per i cereali e un Piano europeo sulla soiaafferma Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas -. Fattori che espongono al rischio concreto di trovarci senza la disponibilità di materie prime per allevare i suini".

Opas rileva infatti che gli stoccaggi di mais e soia sono in diminuzione, "mentre i raccolti diminuiscono su scala mondiale, per effetto della siccità che ha colpito dagli Stati Uniti alla Russia".

Nell'allevamento dei suini la spesa per l'alimentazione incide per circa il 50% dei costi totali, minacciando la sostenibilità economica di impresa.

Il binomio volatilità dei prezzi e minori disponibilità di materie prime impongono all'allevamento nuove sfide per il futuro. "Bisognerà – secondo Opastrasformare i costi variabili della razione alimentare il più possibile in costi fissi. In questo il ruolo delle op sarà fondamentale per predisporre acquisti congiunti, con prezzi vantaggiosi sia per gli allevatori che per i cerealicoltori".

Opas e la op Assocom sollecitano anche l'Unione europea ad allentare le maglie sull'utilizzo della farine animali. "Ricordiamo che il divieto dell'utilizzo delle farine di pesce e delle farine animali venne deciso da Bruxelles come misura precauzionale in seguito a casi di Bse - spiega Fontanesi -. La situazione è profondamente cambiata rispetto a 12 anni fa: autorevoli scienziati in Italia e in Europa hanno dichiarato che la malattia che colpì i bovini è stata debellata. Confidiamo pertanto in un'apertura dell'Unione europea per rendere più sostenibile i costi dell'alimentazione".