Alla fine gli allevatori hanno dovuto cedere, accettando che il prezzo del latte scendesse dai precedenti 40,7 centesimi al litro a solo 36 centesimi, come pretendevano le industrie del settore. Un prezzo inaccettabile, si diceva prima della firma sull'accordo, ma è andata diversamente. Certo, l'accordo siglato fra le rappresentanza degli allevatori (Coldiretti, Confagricoltura e Cia) e Italatte (gruppo Lactalis, fra i suoi marchi nomi importanti come Parmalat, Galbani, Invernizzi e altri), limita la caduta del prezzo a 36 centesimi ai soli mesi precedenti l'accordo, aprile e maggio, per salire a 38 centesimi per le prossime consegne, quelle da giugno a settembre. Poi la partita si riaprirà per trovare un nuovo accordo per i mesi successivi. In pratica questa intesa, che ha valore solo per la Lombardia, ma che fa da battistrada per tutte le trattative sul prezzo nelle altre regioni, guarda avanti per soli tre mesi. Eppure l'accordo si apre con la consueta frase “nella logica di consentire una giusta programmazione delle attività produttive”. Altro che “programmazione”, qui si vive quasi “alla giornata”, con tanti saluti alla indicizzazione del prezzo, che pure il Piemonte aveva inaugurato tempo fa.

 

Tutti contenti (o quasi)

Commenti positivi arrivano, e non poteva essere diversamente, dalle organizzazioni professionali che hanno siglato l'accordo. Per Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia, si è scongiurato il pericolo di una pericolosa spirale al ribasso che già aveva visto prezzi inferiori a quelli poi stabiliti con Italatte. Sulla stessa posizione Confagricoltura, che definisce il prezzo raggiunto un punto di incontro importante in un momento di grande volatilità del mercato. Fuori dal coro Copagri Lombardia che denuncia per voce del suo presidente, Roberto Cavaliere, l'inadeguatezza del prezzo a fronte dell'aumento dei costi di produzione.

 

Lo scenario

Dalla Lombardia la trattativa sulla definizione del prezzo del latte si sposta ora al Lazio dove l'assessore alle Politiche agricole, Angela Birindelli, ha organizzato un tavolo dal quale cercare un punto di incontro fra allevatori e industrie del settore. Ma qui gli allevatori hanno “puntato i piedi” e non sono disposti a scendere sotto i 42,50 centesimi al litro. Vedremo chi la “spunterà”.

I segnali sui mercati internazionali sono contraddittori. In Germania salgono le quotazioni del latte scremato in polvere e la stessa cosa accade in Olanda, anche per il burro. Ma il prezzo del latte spot (quello venduto fuori dai contratti) proveniente dalla Germania è in flessione ed è sceso sotto i 40 centesimi al litro. C'è poi da tener conto dell'aumento della produzione di latte in alcuni paesi grandi produttori come la Nuova Zelanda (quasi il 10% di aumento) e l'Australia (+4,3%). E l'aumento della produzione potrebbe innescare una flessione dei prezzi del latte sui mercati internazionali. Difficile in questa “altalena” fare previsioni. In Lombardia i “giochi” sono ormai conclusi e se ne riparlerà in autunno, ma nelle altre regioni gli allevatori dovranno fronteggiare forti tensioni al ribasso da parte delle industrie. Meglio tenersi pronti.