Le autorità sanitarie della Ue continuano a discutere sui rischi che possono derivare dallo Schmallenberg virus, che ha fatto la sua comparsa nelle settimane scorse anche in Italia, in un piccolo allevamento di ovini. Dalla riunione del Comitato permanente per la catena alimentare e il benessere animale che si è svolta a Bruxelles l'8 e il 9 marzo, è emerso che la presenza del virus è stata confermata in sette Stati membri, per un totale di 1842 casi. A guidare la classifica dei paesi più colpiti è la Germania con 879 casi, seguita dalla Francia con 205. L'evoluzione della malattia segue le previsioni espresse da Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare alla quale è affidato il compito di monitorare la situazione, e ora il maggior numero di nuovi casi riguarda i bovini, mentre vanno riducendosi i casi segnalati negli ovini. La malattia, della quale Agronotizie ha già parlato diffusamente, preoccupa soprattutto per la sua teratogenicità, che determina malformazioni importanti nei nuovi nati. Al momento, si è sostenuto nelle discussioni in seno al Comitato, non si ravvisa la necessità di imporre vincoli ai commerci nei paesi colpiti e nemmeno pretendere ulteriori certificazioni sanitarie per la movimentazione degli animali.

 

Zoonosi e dintorni

In tema di patologie degli animali è di questi giorni il rapporto Efsa sulle zoonosi (malattie trasmissibili dagli animali all'uomo) e sulle patologie di origine alimentare condotto in collaborazione con Edc, il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. I dati si riferiscono al 2010 e in taluni casi al 2011 ed evidenziano lusinghieri risultati nel controllo delle salmonellosi, che si sono ridotte dell'8,8% nel 2010 rispetto all'anno precedente. Merito delle azioni di controllo nei riguardi di questo patogeno, soprattutto nel pollame dove il batterio è di più frequente riscontro, in particolare nelle carni di tacchino e in quelle di broiler.

Non migliora al contrario la presenza di Campylobacter, batterio che si riscontra con un certa frequenza nelle carni di broiler e che può essere causa nell'uomo (212mila casi nel 2010) di fastidiosi sintomi a carico dell'apparato digerente, raramente gravi. Più preoccupanti le patologie sostenute da E.Coli che presentano già dal 2008 una tendenza all'aumento, in particolare nei vitelli e nelle carni bovine, ma anche in altre specie animali.

Migliora la situazione per le parassitosi che gli animali condividono con l'uomo (trichinella ed echinococco) e così pure va migliorando la situazione per una malattia “storica” come la brucellosi. Rialza invece il capo la tubercolosi bovina che in 133 casi ha interessato anche l'uomo.

 

Buoni risultati

In conclusione, il rapporto Efsa-Edc indica in 5262 i casi di tossinfezioni alimentari che hanno avuto origine dagli animali, il più delle volte a partire da alimenti crudi (non solo di origine animale) o non ben conservati o manipolati con scarsa igiene. Un dato certo da migliorare, ma che rapportato all'intera popolazione europea (poco più di 500 milioni di persone) dimostra l'efficacia delle azioni delle autorità sanitarie europee e il buon livello di sicurezza delle produzioni alimentari.