Il Parmigiano Reggiano torna in orbita. Non nuovo ad esperienze nello spazio, il debutto risale al 1996, il “re dei formaggi” è stato portato nella Ssi, Stazione spaziale internazionale a bordo dell’Endeavour, la navicella spaziale che sta compiendo la sua ultima missione, dall’astronauta italiano Roberto Vittori.
Ai sei membri dell’equipaggio, e tra questi l’altro astronauta italiano Paolo Nespoli, che rientrerà a giorni dalla missione, Vittori ha portato piccole porzioni di Parmigiano Reggiano confezionate una ad una in atmosfera controllata: quelle porzioni monodose, in sostanza, che si ritrovano in tanti pubblici esercizi in confezioni "Snack", particolarmente idonee e per questo autorizzate dalla Nasa al consumo in un ambiente del tutto particolare quale è uno shuttle.
Vittori, cui il formaggio è stato inviato dal Consorzio di tutela e consegnato dal maestro dello sport Giorgio Cimurri, ha così celebrato, di fatto, il decennale del riconoscimento del Parmigiano Reggiano quale formaggio da inserire nelle diete degli astronauti. Fu infatti nel 2001 che l’ente spaziale Russo inserì ufficialmente il Parmigiano Reggiano nella dieta di bordo della missione finalizzata alla costruzione della Ssi, Stazione spaziale internazionale: i cosmonauti russi T.A. Musabaev e Y.M. Baturin, insieme al primo cosmo-turista, lo statunitense Dennis Tito, utilizzarono il formaggio Parmigiano-Reggiano nella confezione monodose.
Nel gennaio 2005, poi, l’apoteosi: il Parmigiano Reggiano è inserito nella dieta orbitale ufficiale di tutti gli astronauti in missione sulla Stazione spaziale internazionale.
“Siamo ovviamente molto soddisfatti – sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai – di accompagnare con il nostro prodotto la missione di Vittori e di salutare il rientro di Nespoli, la cui partecipazione a queste missioni spaziali conferma l’eccellenza italiana in una professione e in un ambito così difficile e selettivo”.
“Sul fatto che il Parmigiano Reggiano fosse il prodotto più idoneo per accompagnare gli astronauti – prosegue Alai – non avevamo dubbi: da 15 anni, cioè da quando venne portato in orbita dagli astronauti Maurizio Cheli e Umberto Guidoni (22 febbraio-9 marzo 1996, missione spaziale Nasa, Space Shuttle Columbia) sappiamo non solo che è particolarmente idoneo anche all’alimentazione degli astronauti, ma soprattutto che il fatto di essere del tutto naturale e caratterizzato da una lunga stagionatura garantisce una perfetta conservazione anche in situazioni estreme”.
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