Riscaldare l’acqua destinata agli abbeveratoi portandola ad una temperatura di 10-15°C, evitare i tappetini di gomma nelle cuccette in quanto estremamente rigidi e poco confortevoli, riservare nella stalla una larghezza di almeno tre metri e mezzo alla corsia di alimentazione e, per quanto riguarda la climatizzazione, evitare temperature superiori ai 25 gradi, troppo stressanti per le bovine.

Si tratta di alcune buone pratiche contenute nel "Manuale dell’allevatore", presentato all’Istituto Agrario, nell’ambito dell’incontro conclusivo di "Allevatori insieme", la proposta formativa rivolta agli allevatori trentini accorsi anche questa volta in massa, organizzata in collaborazione tra Federazione provinciale allevatori di Trento, Istituto Agrario di San Michele all'Adige e Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

La pubblicazione dell’Istituto Agrario intitolata "Produrre latte da Trentingrana e formaggi a media e lunga stagionatura" presenta  in cento pagine le problematiche relative a quattro aspetti chiave per la produzione del latte nell’ottica della successiva trasformazione e commercializzazione: la produzione di foraggio, l’alimentazione della vacca da latte, la gestione dell’igiene in stalla e il benessere degli animali. Per quest’ultimo aspetto sono state elencate le cinque libertà della vacca da latte, cinque precondizioni al suo benessere e quindi alla qualità del prodotto: libertà dalla fame e dalla sete, favorendo l’accesso ad acqua fresca e pulita e ad una dieta che mantenga l’animale in salute e vigore fisico; libertà dal disagio, provvedendo ad un ambiente adatto con idonei ricoveri e zone per lo stazionamento ed il decubito; libertà dal dolore, da stimoli dannosi e da malattie, con l’approntamento di sistemi di prevenzione e di rapida diagnosi e cura; libertà di espressione del normale comportamento, fornendo all’animale sufficiente spazio, installazioni appropriate e vita sociale propria della specie allevata; libertà dalla paura e da fattori stressanti, assicurando condizioni e cure che evitino sofferenze psichiche.

“La qualità del latte – spiega Angelo Pecile, responsabile dell’Unità risorse foraggere del Centro Trasferimento Tecnologico, che ha organizzato l’incontro – è ormai fondamentale per ottenere formaggi di pregio e quindi contribuire ad assicurare sostenibilità economica alle aziende zootecniche di montagna. Un formaggio di pregio rappresenta il risultato di un gioco di squadra dove è importante che ogni giocatore svolga bene il proprio ruolo. Il presente manuale si propone di offrire uno “schema di gioco” valido per gli allevatori trentini indirizzati alla produzione di latte per formaggi a media e lunga stagionatura, in particolare il Trentingrana”.

All’incontro, moderato da Mauro Pecorari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, sono intervenuti Massimiliano Mazzucchi e Angelo Pecile di San Michele sulle buone pratiche di produzione del Grana trentino, Flavia Gasperi ha parlato della valutazione della qualità sensoriale del formaggio, Giorgio Deros ha affrontato alcune tematiche economiche della produzione di latte da formaggi, Elena Franciosi e Agostino Cavazza si sono occupati della gestione della raccolta del latte alla stalla e Andrea Merz, direttore di Concast Trentingrana, del controllo della filiera come strumento indispensabile per il miglioramento delle produzioni lattiero-casearie.