Nel rispettare le quote latte i più bravi sono gli allevatori bulgari. E i peggiori, neanche a dirlo, gli italiani. I primi hanno prodotto il 12.5% in meno rispetto al tetto produttivo imposto dalla Ue, mentre gli italiani hanno “sforato” dell'1,5%. A far compagnia all’Italia ci sono i Paesi Bassi con un eccesso produttivo dell’1,4% e l’Austria che si ferma all’1,2%. Sono questi alcuni dei numeri che emergono dall’analisi sulle produzioni di latte nella Ue nella campagna 2008-2009 che si è conclusa il 31 marzo. Con il risultato che all’Italia è comminata una multa di poco più di 45 milioni di euro, meno di un terzo rispetto alla multa della precedente campagna. Merito non solo dell’aumento di quota, ma anche della minore produzione, calata di 200mila tonnellate. Una situazione che si è riproposta nella maggior parte dei Paesi della Ue, tanto che la produzione di latte è stata inferiore di 5,38 milioni di tonnellate rispetto alla quota complessiva. In molti Paesi la produzione si è fermata fortemente al di sotto della quota assegnata e in termini assoluti spicca il dato del Regno Unito, che ha prodotto 1,5 milioni di tonnellate in meno rispetto al consentito e la Francia che si è fermata al disotto della quota assegnata per 1,2 milioni di tonnellate.

 

Quote e prezzi

Uscendo dall’aridità pur necessaria dei numeri, si è avuta la dimostrazione che l’aumento complessivo delle quota non ha influenzato i livelli di produzione. E si può anche constatare che la caduta del prezzo del latte è slegata dall’aumento delle quote ed è slegata persino dai normali equilibri fra domanda e offerta. Il mercato del latte è dunque al centro di tensioni più vicine alla speculazione che alle regole di mercato e a farne le spese è il prezzo, sempre più volatile.
Uno scenario che impone l'adozione di nuove regole e nuovi strumenti, un compito che si è assunto il “Gruppo di esperti di alto livello” voluto dal Commissario Europeo Fischer Boel. I primi incontri si sono già svolti mettendo sul tavolo della discussione l’opportunità di studiare nuovi rapporti contrattuali fra allevatori e acquirenti. E’ solo un primo passo, se ne continuerà a discutere alle prossime riunioni, in calendario il 10 novembre e l’8 dicembre.

 

Le incognite

L’attesa maggiore è però sulle conseguenze pratiche delle decisioni prese dal Consiglio agricolo del 19 e 20 ottobre. Il Commissario Mariann Fischer Boel ha messo a disposizione 280 milioni. Altro non c'è nelle casse della Ue. Fra le misure approvate anche la riattivazione del meccanismo di riacquisto delle quote, l'ammasso del latte in polvere e del burro, misure che per gran parte non hanno interesse per gli allevatori italiani, come già commentato su Agronotizie. Va meglio con la conferma di un aumento a 15mila euro per azienda degli aiuti nazionali (i soldi ci sono?), mentre per l'ammasso dei formaggi, chiesto a gran voce dall'Italia, si è dovuta prendere una strada alternativa. E' stato infatti deciso di estendere al settore del latte l'articolo 186 per gli interventi d'urgenza. A favore di questa scelta è intervenuto in aula il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro. Alla bisogna si potrà passare di qui per lo stoccaggio privato dei prodotti lattiero caseari. Ora ci si interroga sui meccanismi per avviare queste procedure, si spera non eccessivamente complessi. Per giovedì 22 ottobre si attende poi il voto decisivo della “plenaria” del Parlamento sui 280 milioni destinati al nuovo fondo per il settore lattiero caseario. Di questo e degli altri interventi decisi a Lussemburgo si discuterà a lungo, intanto gli allevatori guardano al prezzo di mercato ed ai timidi segnali di ripresa di questi ultimi giorni.