A mettere sotto scacco gli allevamenti suinicoli bastava la crisi che si trascina da ormai due anni, con prezzi di mercato che non coprono nemmeno le spese di produzione. Ora è arrivata anche la pandemia mediatica da influenza suina che dopo aver spaventato (inutilmente) i consumatori, ha portato ad una riduzione del 10 % degli acquisti di prodotti suini. La denuncia viene dalle rilevazioni sui mercati condotte da Coldiretti, mentre Confagricoltura mette in evidenza come il calo dei consumi non abbia colpito gli altri Paesi della Ue, dove si è subito compreso che non vi era relazione fra consumo delle carni e nuova influenza. Intanto i nostri mercati hanno reagito scendendo in qualche caso anche sotto la soglia di un euro per kg di peso vivo. E’ avvenuto sulla piazza di Modena e di Mantova per gli animali di peso fra i 135 e i 144 chili, quotati appena 0.97 euro. Per gli allevatori significa produrre in perdita, una situazione insostenibile, tanto più che fa seguito ad una lunga stagione di difficoltà che ha già messo a dura prova le disponibilità economiche delle aziende suinicole.

Una situazione pesante, come ha tenuto a precisare anche il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia rispondendo ad un “question time” che si è tenuto alla Camera il 6 maggio. In quell’occasione il ministro ha ricordato i tratti essenziali della crisi che colpisce il settore suinicolo e che riguarda ben 160mila addetti per un fatturato di 2,3 miliardi di euro, il 5% del Pil (prodotto interno lordo) agricolo italiano.

 

Alla ricerca di una via di uscita

Un settore importante, dunque, dal punto di vista economico, ma anche per le nostre tradizioni gastronomiche, visto che le carni suine italiane danno vita a ben 29 salumi a denominazione d'origine. Un motivo in più per trovare una via di uscita alla crisi in atto, anche se non mancano le difficoltà da superare, tanto che ci vorrebbe la “bacchetta magica”, come ha detto Zaia agli allevatori che ha incontrato a Lodi accogliendo l'invito rivoltogli dall’Associazione Allevatori Milano-Lodi di visitare due aziende associate e di discutere le tematiche più attuali in campo zootecnico. In questa occasione si è parlato molto di frodi alimentari e della volontà da parte del ministro di contrastare un fenomeno che arreca gravi danni alle produzioni italiane. Cosa che per gli allevatori di suini si può tradurre in un’apertura nei riguardi delle proposte avanzate in questi giorni per ottenere l'etichettatura delle carni fresche e stagionate con l'indicazione della provenienza. “E’ forse l’ultimo salvagente per il nostro settore – ha detto – Giandomenico Gusmaroli, presidente dell’Associazione nazionale suinicoltori – e nel ministro veneto riponiamo grande fiducia”. Non poteva mancare all'incontro il presidente dell'Associazione italiana allevatori, Nino Andena, che proprio nei pressi di Lodi conduce un importante allevamento di vacche da latte. “L'appello a Zaia – ha sottolineato Andena - è di evitare che vengano smantellate le strutture tecniche come le Apa, le sole realmente in grado di svolgere quei controlli funzionali che garantiscono la qualità dei nostri prodotti”.

 

Un “tavolo” in Emilia-Romagna

Sul tema dell'etichettatura delle carni suine si è espresso anche il “tavolo suinicolo” della Regione Emilia Romagna che ha approvato un pacchetto di misure urgenti da rivolgere al ministro. In questo “pacchetto” rientra l’attivazione di un piano di aiuti per la riorganizzazione complessiva del settore e l’avvio del gruppo di lavoro per l’etichettatura e la tracciabilità delle carni suine italiane nella produzione salumiera. Iniziative che dovrebbero essere affiancate, queste le richieste della filiera suinicola emiliano-romagnola, dalla facilitazione dell'acceso al credito e dalla sospensione temporanea dei contributi previdenziali.

Non è mancata anche la richiesta di una campagna di informazione che contrasti le informazioni inutilmente allarmistiche di questi ultimi giorni e che metta in evidenza i punti di eccellenza delle produzioni italiane. La “bacchetta magica” potrebbe essere rappresentata da una ripresa dei consumi di carni suine e di salumi, attraverso la quale ridare un po' di “fiato” al mercato della carne per far risalire i prezzi.