Ovviamente più che di una notizia si tratta di una suggestione, molto più simile alla fantascienza che ad una realtà prossima. L’aspetto pericoloso della vicenda è da ricercarsi nel principio ispiratore della ricerca, che allude alla fine dell'agricoltura e intravede la possibilità di creare cibo in laboratorio per sfamare la crescente domanda del mondo. Non serve la bistecca artificiale, serve solamente più agricoltura nel pianeta.
Così il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) commenta l’articolo comparso sul quotidiano 'La Repubblica', che riferisce di studi americani per la realizzazione di carne in provetta a scopi alimentari.
'Esprimiamo forti perplessità', prosegue Politi, 'verso investimenti, studi e ricerche che mirano alla standardizzazione e alla omologazione degli alimenti e ignorano ogni principio di precauzione sull’impatto salutistico. Sarebbe più opportuno orientare gli sforzi e l’impegno su altri modelli di ricerca e innovazione in campo agricolo. Siamo contrari oggi alla carne clonata e lo saremo ancor di più domai per quella artificiale. I nostri produttori', puntualizza Giuseppe Politi, 'allevano in modo naturale e realizzano carni che rispondono ad eccellenti standard qualitativi, si tratta di alimenti sani e buoni'.
'Se pur tra mille difficoltà, tra costi in lievitazione e redditi in sofferenza, gli allevatori italiani', conclude il presidente della Cia, 'devono essere stimolati sempre a migliorare la produzione ed accrescere le loro aziende, senza lo 'spauracchio' di una loro imminente inutilità. Il 'made in italy' alimentare rimane oggi uno dei fiori all’occhiello dell’economia nazionale sui mercati mondiali e lo sarà anche in futuro'.