Sant’Orsola si ristruttura e chiude in attivo il bilancio 2013, con un utile superiore a 130 mila euro, certificato dagli organi competenti della Federazione Trentina della Cooperazione. Il fatturato è stato pari a 48,1 milioni di euro, in leggero calo rispetto al 2012, i costi della produzione sono diminuiti in maniera sostanziale, con risparmi superiori ai 5 milioni di euro.

Questa riduzione così importante - riferisce il presidente della Cooperativa, Silvio Bertoldi - è frutto di una attenta ed oculata politica di gestione dei costi, della rinegoziazione di contratti e servizi, di una riorganizzazione efficace della azienda”.

Dal punto di vista patrimoniale la Cooperativa è sana: i debiti totali sono calati di oltre 6 milioni di euro. Migliorati anche i tempi medi di incasso, che sono passati da 61 a 41 giorni.
La produzione totale conferita dai soci è stata pari ad oltre 5.000.000 di chili, tra fragole, piccoli frutti e ciliegie, per un valore liquidato superiore a 19,3 milioni di euro.

Puntiamo a conquistare nuovi traguardi - spiega il direttore Matteo Bortolini - stiamo svolgendo ricerche di mercato ed analisi sulla gestione interna, con l’obiettivo di riorganizzare i diversi reparti della Cooperativa e trasformarla così in una realtà moderna, al passo con le esigenze espresse dai mercati”.

A differenza di altri settori, i piccoli frutti risentono meno della crisi grazie alle ben note virtù salutistiche e alla praticità del consumo. I consumatori dimostrano un interesse crescente per i prodotti salutistici: la domanda di piccoli frutti si attesta ancora oggi su buoni livelli. Difficoltà si riscontrano però per le produzioni di fragola, un prodotto oggi facilmente reperibile sul mercato per l’intero anno. I player nel settore della fragola sono aumentati in maniera considerevole: alle produzioni estere si sommano nuovi areali di coltivazione sparsi lungo tutta la penisola italiana, con una concentrazione prevalente nelle zone del Sud. La filiera della fragola si trova oggi in una situazione di reale sofferenza. I prezzi liquidati ai produttori non sono sufficientemente remunerativi per stimolare gli stessi ad intraprendere azioni volte a migliorare la qualità delle produzioni.