La produzione mondiale di kiwi è in aumento: nel 2011 si sono prodotte 1.526.078 tonnellate di kiwi, con un incremento del 8,42% (esclusa la Cina). Se si include la Cina, la produzione si stima invece intorno al 2.026.078 tonnellate, con unincremento del 9,07%. Queste le previsioni dell'Iko-International kiwi organization, il tradizionale incontro tra i maggiori Paesi produttori di actinidia al mondo che si è svolto in Nuova Zelanda alla fine di settembre.

Andando nello specifico, nei Paesi dell'emisfero Nord è attesa una produzione commerciale pari a circa 912 mila tonnellate (esclusa la Cina: con essa diventano 1.412.078 tonnellate) con un incremento del 9,68%, mentre nell'emisfero Sud il saldo produttivo è di 614 mila tonnellate con un incremento del 6,60% rispetto al 2010. 

In Italia gli impianti in piena produzione, secondo il Cso di Ferrara, ammontano a circa 23.450 ettari (+1% rispetto al 2010), con una produzione totale di 512.753 tonnellate (contro le 441.538 del 2010), e una prevista produzione commercializzabile di circa 461 mila tonnellate (90% del totale raccolto). Nel 2010 questa produzione era di 441.538 tonnellate (93% del volume).

 

Abbiamo intervistato Alessandro Fornari, direttore del Consorzio Kiwigolddi Cesena.

Secondo i dati del Cso la produzione di Kiwi per il 2011 dovrebbe essere soddisfacente: qual è il vostro bilancio?

"Effettivamente la produzione 2011 è valida: si può dire che è tra le buone annate. Il valore è dovuto sia alla quantità (siamo tornati alle produzioni medie degli ultimi anni, dopo la scarsa produzione dell'anno scorso) che alla qualità del prodotto. Grazie al buon andamento climatico, infatti, anche i parametri organolettici sono eccellenti".

Quali sono le strade per rilanciare il settore ortofrutticolo e quello del kiwi in particolare?

"Il settore del kiwi italiano inizia a vivere in piccolo il male di altri prodotti ortofrutticoli, caratterizzati da aumento progressivo delle produzioni, dall’ingresso nel mercato da parte di nuovi Paesi competitor e dalla frammentazione della produzione a fronte di una domanda molto concentrata. La strategia di risposta è solo una, cioè quella di realizzare delle concentrazioni dell’offerta basate sulla valorizzazione di prodotti di qualità".

Molte aziende agricole chiudono o sono in forte difficoltà: quali sono le risposte che avete dato ai vostri agricoltori per scongiurare questa possibilità?

"C'è solo una cosa da fare: innovare. Bisogna credere nelle nuove varietà che tendono a migliorare il prodotto presente sul mercato e che quindi soddisfano maggiormente il consumatore. Attorno all’innovazione di prodotto va poi costruita una marca ed un progetto commerciale, come abbiamo fatto con con il nostro kiwi a polpa gialla Jingold®. Ma non solo, stiamo facendo buone esperienze anche con l’estensione della marca Jingold® Green al kiwi Hayward, scegliendo le migliori partite e i migliori produttori, in modo da creare una segmentazione di prezzo verso l’alto per il kiwi di maggiore qualità".

Parliamo di batteriosi, che continua a provocare gravi danni. Quali strategie possiamo mettere in campo per cercare di arginare il fenomeno?

"Purtroppo possiamo confidare solo nella ricerca e, in attesa che questa ci fornisca maggiori indicazioni, nelle tecniche di prevenzione. Il monitoraggio costante degli impianti, il controllo fitosanitario del materiale vivaistico e l’adozione di tecniche agronomiche che riducano le capacità di diffusione ed infezione sono, a nostro avviso, le aree su cui è necessario focalizzarsi maggiormente".

Davanti alla crisi dei consumi, in che modo è possibile valorizzare il prodotto e renderlo più appetibile ai consumatori?

"Abbiamo fatto negli ultimi anni diverse indagini di mercato e quando si parla di frutta i consumatori mettono sempre al primo posto le caratteristiche gustative. Credo che si sia fatto tanto per la sicurezza alimentare e per la qualità merceologica. Tuttavia, la prima rimane ancora un pre-requisito implicito e imprescindibile per il consumatore e la seconda è molto spesso incomprensibile. Ritengo che sarebbe opportuno un aggiornamento delle norme di qualità a livello comunitario: sebbene finalizzate alla tutela della qualità verso i consumatori, sono troppo prescrittive su aspetti merceologici che poco interessano al consumatore e, viceversa, troppo blande sugli aspetti di qualità organolettica. Se scendiamo nel merito del kiwi, è vergognoso che alcuni commercianti abbiano la possibilità di mettere in commercio il kiwi raccolto anticipatamente e che ha ancora un livello di maturazione insufficiente".