La richiesta di approfondimento è conseguenza dei risultati di una analoga analisi fatta nel 2016 dallo Scher (Scientific Committee on Health and Environmental Risks), che ha evidenziato numerose criticità che secondo la Commissione Ue avrebbero potuto sfociare in una proposta di restrizione d’uso. Questa restrizione si applicherebbe nell’ambito del regolamento Reach, che raggruppa tutte le sostanze con criticità tossicologiche e/o ambientali che impongono restrizioni d’uso nel cosiddetto e temutissimo “Allegato XVII”. Nonostante l’iter sia completamente diverso da quello che abbiamo più volte documentato per i prodotti fitosanitari, per la valutazione del rischio ambientale dell’utilizzo di questo fertilizzante in agricoltura sono stati utilizzati gli strumenti tipici di quel settore per calcolare le concentrazioni della sostanza e dei suoi metaboliti nel suolo, nelle acque sotterranee e in quelle superficiali.
Particolare preoccupazione hanno destato le simulazioni effettuate con il metabolita rilevante cianamide, recentemente accreditato (dicembre 2019) di attività di perturbatore endocrino dal comitato per la valutazione dei biocidi (Biocidal Product Committee). Nelle condizioni di impiego proposte dal notificante sono stati evidenziati rischi non adeguatamente controllabili per gli organismi acquatici che popolano i corpi idrici adiacenti ai campi fertilizzati col prodotto e per il suolo. Anche gli altri prodotti di degradazione del fertilizzante (urea e cianoguanidina) hanno evidenziato criticità ambientali: la popolarissima urea ha evidenziato criticità nei confronti delle alghe e la cianoguanidina nei confronti dei microrganismi del suolo. Sono state evidenziate criticità anche nella valutazione del rischio causato dalla contaminazione delle acque sotterranee ad opera della cianamide: nonostante non si siano evidenziati rischi inaccettabili per la popolazione in generale, il comitato ha espresso preoccupazione per le componenti più fragili, tipicamente i bambini.
Si scrive restrizione, si legge bando
Ma cosa succede adesso? L’analisi socioeconomica effettuata dal comitato Seac ha giudicato “sacrificabile” questo preziosissimo mezzo tecnico, in quanto per gli agricoltori sono disponibili alternative economicamente e tecnicamente valide e verrebbero concessi 36 mesi per lo smaltimento delle scorte del prodotto e per implementare tecniche colturali alternative.La decisione è stata commentata molto duramente dagli operatori del settore e non è detto che non possano esservi sorprese, anche se le evidenze scientifiche segnalate sembrano molto solide.
La restrizione, se confermata, entrerà in vigore dopo la pubblicazione di un provvedimento europeo che prevederà un congruo periodo (36 mesi) di adeguamento del mercato alla nuova situazione.
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Fonte: Agronotizie