Il mal bianco della vite, malattia un tempo principalmente legata alla viticoltura del Sud Italia, ha negli ultimi anni incrementato la sua presenza nei vigneti del Nord, compresi gli areali viticoli piemontesi.

 

Oidio su grappolo

Oidio su grappolo

(Fonte foto: Agricola 2000)

 

Fino ai primi Anni Duemila si parlava di difesa antioidica dalla fase di fioritura a poco dopo la pre chiusura grappolo, oggi si hanno indicazioni di infezioni anche molto precoci e modelli previsionali che consigliano applicazioni preventive a partire fin dai primi stadi del germogliamento.

 

Tale pratica acquista ancor più importanza nel campo della viticoltura biologica, dove i principi attivi a disposizione dell'agricoltore sono non solo ad azione preventiva, ma di solito con una persistenza piuttosto limitata nel tempo, che rende necessaria una difesa attenta e costante lungo tutta la stagione.

 

Oidio su grappolo

Oidio su grappolo

(Fonte foto: Agricola 2000)

 

Lo zolfo resta il prodotto di riferimento, seppure dai dati raccolti a volte non sia sufficiente per contrastare la progressione dell'oidio, specie in casi di forte pressione infettiva. Per rendere l'applicazione di zolfo più efficiente si potrebbero incrementare le dosi di utilizzo rispetto a quelle comunemente utilizzate, ma così facendo si espone la vegetazione e soprattutto i grappoli a rischi di ustioni più o meno consistenti, in funzione del formulato utilizzato, che si concentrano nel periodo più caldo dell'estate, in particolare nelle esposizioni collinari più favorevoli all'insolazione.

 

Sarebbe pertanto utile poter utilizzare principi attivi diversi, che possano non certo sostituire lo zolfo ma, inseriti in una strategia di difesa, migliorarne le prestazioni e ridurre parimenti il rischio di ustioni.

 

In quest'ottica è stata calata la sperimentazione occorsa nella stagione 2022 dove, nell'ambito dell'evento Campo Demo Vite, rivolto alla difesa antioidica, si sono saggiate strategie contenenti principi attivi da utilizzare in alternativa o in abbinamento allo zolfo per contenere il mal bianco.

 

La prova sperimentale è avvenuta su cv. Chardonnay, in un vigneto allevato a controspalliera sito nel comune di San Giorgio Scarampi (At), nell'areale viticolo delle Langhe.

 

A tal proposito si è saggiata l'efficacia di formulati a base di Ascophyllum nodosum, lecitina, microelementi, bicarbonato di potassio, semi di Lupinus albus. Ognuno dei formulati citati ha fornito, nell'ambito delle proprie caratteristiche, indicazioni interessanti in termini di efficacia, sia in miscela sia in alternanza allo zolfo.

 

Il rilievo effettuato il 4 agosto scorso, poco prima della raccolta, ha mostrato un attacco sul testimone pari al 27,9% di acini colpiti, distribuiti sull'82,67% dei grappoli. A fronte di una tal pressione infettiva la tesi contenente zolfo all'80% distribuito a 4 litri/ettaro lungo tutta la stagione ha fornito un'efficacia del 53,96% rispetto alla percentuale di infezione. Tutte le tesi contenenti i principi attivi sopraindicati utilizzati, in abbinamento o alternanza allo zolfo, hanno fornito in media un'efficacia del 94,4%.

 

Tale dato conferma come, in agricoltura biologica così come in quella convenzionale, l'alternanza dei principi attivi nella difesa dalle malattie fungine risulti più efficace rispetto all'utilizzo di un singolo prodotto lungo tutto l'arco della stagione.

 

In questo senso, l'esperienza derivante dal Campo Demo ha aperto le porte a nuove prospettive in cui matrici di diversa origine biologica possono convivere con i prodotti classici della difesa, diventando un valido mezzo di difesa da poter abbinare con successo ai più noti e tradizionali principi attivi utilizzati in vigneto.

 

A cura di Simone Lavezzaro e Andrea Borio, Field agronomists Crop Protection Services Department Agricola 2000


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