Da un paio d'anni, nel pavese, si sta sperimentando l'opzione con il supporto dell'Università di Torino. Gli ettari coinvolti nel 2017 sono un centinaio, suddivisi in 25 aziende agricole. La sperimentazione sta avvenendo sia in regime biologico, sia convenzionale su undici varietà diverse. Qualunque sia la varietà, la tecnica non cambia, l'importante è che la varietà abbia come caratteristica la germinabilità elevata.
Capofila del progetto è l'azienda agricola La Bertolina. "L'idea dietro al trapianto - ha raccontato ad AgroNotizie Marco Zafferoni, risicoltore e consulente tecnico proprio de La Bertolina - è di accorciare il ciclo del riso e di essere in anticipo sullo sviluppo delle infestanti".
Le piantine di riso vengono coltivate in serra. Le serre sono fondamentalmente le stesse utilizzate per pomodori o peperoni. La pianta è pronta per essere trapiantata in campo, con una macchina di fabbricazione giapponese, ma che arriva dall'India, quando lo sviluppo radicale è sufficiente, solitamente dopo 12-13 giorni dalla semina.
"Il passaggio da serra a pieno campo avviene su terreno bagnato, intorno alla metà di giugno. In tre-quattro giorni la pianta, che è già alta 12-13 cm, si sarà ambientata. E' importante - ha sottolineato ancora Zafferoni - essere molto veloci e trapiantare il riso, fra il 12esimo e il 14esimo giorno dal momento in cui viene piantato. Se si supera tale periodo accestirà meno".
In campo si avrà quindi una pianta di riso già ben sviluppata, con un buon vantaggio sulle malerbe. Il controllo avverrà poi con sarchiatura meccanica.
"Uno dei vantaggi del trapianto è quello di avere il campo a disposizione fino a metà di giugno. Si potrà quindi procedere a numerose false semine con abbattimento delle infestanti, indebolendo così la banca semi. Questa tecnica offre un vantaggio notevole soprattutto sul riso crodo".
Per quanto riguarda i costi, il peso fondamentale, in questa fase di sperimentazione, riguarda il periodo in cui il riso cresce in serra.