Il primo porta il nome di Cluster 500 ed è una sospensione concentrata a base di 500 g/L di iprodione, sostanza attiva appartenente alla famiglia delle dicarbossimidi. Agisce quindi sull'enzima istidina-chinasi ed è per questo classificato nel Gruppo 2 del Frac, ovvero il Fungicide Resistance Action Commitee.
Il secondo è Papyrus 400 SC, anch'esso in sospensione concentrata, ma che contiene pyrimethanil in ragione di 400 g/L. La sostanza attiva appartiene alla famiglia chimica delle anilopirimidine, agisce sull'inibizione della sintesi della metionina ed è classificata dal Frac nel Gruppo 9, ovvero a rischio medio di resistenze.
Entrambi hanno intervalli di sicurezza di 21 giorni e possono quindi essere impiegati durante i primi stadi della fase di maturazione, ovvero l'ultima a forte suscettibilità verso la malattia.
In considerazione delle rispettive caratteristiche, iprodione e pyrimethanil si prestano ottimamente all'uso in alternanza, potendosi posizionare entrambi nelle due fasi di maggiore sensibilità alla patologia, ovvero la pre chiusura grappolo e la fase che va dall'invaiatura alla maturazione.
Contro la botrite della vite Cluster 500 si applica alla dose di 150 ml/hl, mentre Papyrus 400 SC va utilizzato a dosi compre fra 2 e 2,5 L/ha. Il dosaggio più alto va ovviamente riservato in caso di condizioni favorevoli alla malattia oppure su varietà sensibili alla botrite.
In ogni caso, i trattamenti con Cluster 500 e Papyrus 400 SC vanno impostati sempre in chiave preventiva.
Come unico consiglio di prudenza, è bene ricordare che Papyrus 400 SC, per le proprie caratteristiche fisico-chimiche, non va utilizzato in miscela con formulati contenenti fosetil alluminio, oppure calcio e magnesio.
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