Anche quest'anno il fenomeno della cosiddetta carie del legno dell'actinidia (o deperimento lignicolo) ha fatto la sua ricomparsa con intensità ancora più accentuata che nel passato. In primavera sui tralci colpiti si notano foglie con iniziali clorosi internervali e marginali (figura a sinistra). Successivamente, con il progredire del danno, le foglie tendono ad accartocciarsi verso il basso, le clorosi peggiorano gradualmente fino ad arrivare al disseccamento. Sul ramo a monte, in corrispondenza dell'inserzione del tralcio, si nota una necrosi bruna, a margine per lo più molto scuro, estesa longitudinalmente e, in sezione trasversale, approssimativamente circolare, che prende costantemente origine da qualche lesione, generalmente un grosso taglio di potatura non ben cicatrizzato.
Le parti colpite presentano scarsa vigoria, nei casi meno gravi riescono comunque a portare a termine la maturazione dei frutti che però, generalmente, si presentano di piccole dimensioni e di qualità scadente. L'alterazione tende a svilupparsi prevalentemente in senso basipeto, portando al disseccamento di intere branche, con un peggioramento graduale nel corso degli anni.
Nelle foto sotto: a sinistra, danni avanzati su foglie; a destra, sezione di legno proveniente dalla parte colpita della pianta
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Negli anni immediatamente successivi alla comparsa dei sintomi (1994) il Settore Fitosanitario Regionale del Piemonte si è attivato per cercare di identificarne la causa, verosimilmente di natura crittogamica. Si è proceduto effettuando degli isolamenti dal legno infetto delle grosse branche o addirittura dalla parte superiore del tronco e si sono purificati e classificati la maggior parte dei microrganismi ottenuti. Da questo lavoro di indagine è emerso un quadro diagnostico alquanto complesso, riconducibile ad un insieme di patogeni fungini. Essenzialmente, nel corso degli anni, i funghi più frequentemente ritrovati sono stati del genere phomopsis spp, fusarium spp, phaeoacremonium spp, cylindrocarpon spp; in misura minore si sono riscontrati anche cladosporium spp ed alternaria spp. In alcuni casi si è rilevata anche la presenza di batteri del genere pseudomonas ma si è ritenuto che questo non fosse l'agente causale dello stato sintomatologico bensì un saprofita intervenuto secondariamente. Al momento attuale non esistono strategie di lotta valide contro l'alterazione. L'unica pratica agronomica attuabile consiste nel cercare di sostituire la parte compromessa tagliandola via e sostituendola con le nuove cacciate provenienti dalla porzione del fusto possibilmente ancora sana. Si raccomanda inoltre l'effettuazione di tagli di potatura corretti immediatamente ricoperti con mastice protettivo.
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Fonte: Creso - Consorzio di ricerca sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese