Da un costo per le filiera agrumicola siciliana di 10 milioni di euro alla produzione di 20 megawatt di energia elettrica da biogas.
E’ questa la prospettiva del progetto pilota che il Distretto Agrumi di Sicilia ha rilanciato lo scorso fine settimana durante il Blue Sea Land 2015, l’Expo dei distretti agroalimentari del Mediterraneo, dell'Africa e del Medioriente allargato a Mazara del Vallo.
 
Nell’incontro del 9 ottobre la presidente del distretto Agrumi di Sicilia, Federica Argentati, in tema con il “Think Blue”, ha riferito del progetto pilota “Energia dagli agrumi: un’opportunità per l’intera filiera” realizzato a Catania dal Distretto Agrumi di Sicilia, con il sostegno di The Coca-Cola Foundation e in collaborazione con l’Università di Catania e la Cooperativa Empedocle, per il recupero in chiave energetica del pastazzo, lo scarto della lavorazione degli agrumi che sinora è stato considerato un rifiuto con considerevoli costi di gestione per le industrie di trasformazione agrumicole.
 
Il progetto “Energia dagli agrumi: un’opportunità per l’intera filiera” ha l’obiettivo di trasformare da rifiuto a risorsa le polpe, i semi e le bucce che residuano dalla trasformazione degli agrumi, il cosiddetto pastazzo.
 
“La produzione industriale di succo di agrumi lascia un residuo umido, il “pastazzo”, che rappresenta circa il 60% del quantitativo trattato. Attualmente viene gestito come fosse un rifiuto e genera costi elevati e imprevedibili" ha spiegato la Argentati.
 
“Il pastazzo costituisce attualmente un costo per la filiera agrumicola e un fattore di rischio legale ma se opportunamente gestito può rappresentare un’opportunità per l’intera filiera agrumicola siciliana, dando vita a un circolo virtuoso che genera energia rinnovabile e nutrienti per il terreno – ha spiegato Argentati, che ha sottolineato come -  smaltire oggi le oltre 340 mila tonnellate di pastazzo prodotte mediamente ogni anno, costa alla filiera oltre 10 milioni di euro, ovvero 30 euro a tonnellata”.
 
Il pastazzo è utilizzato attualmente solo in parte come ammendante in agricoltura e, in minime quantità, come mangime per animali, additivo per alimentazione umana o compost. Ma nessuna di queste soluzioni è stata sinora in grado di assorbire l’ingente quantitativo prodotto.
 
“Grazie a questo progetto è stato avviato un processo di valorizzazione del pastazzo - ha riportato Argentati - L’iniziativa mira a implementare tecniche e soluzioni innovative che consentono di aumentarne le quantità impiegate nella digestione anaerobica per la produzione di energia elettrica, biometano, bioprodotti e nutrienti per il terreno, avviando un processo circolare e virtuoso su molteplici livelli".

E sono di tre ordini i vantaggi prodotti dal riutilizzo del pastazzo.
Vantaggi economici: attraverso la riduzione dei costi di smaltimento con ricadute positive sull’intera filiera.
Vantaggi ambientali: lo scarto viene riutilizzato per produrre energia rinnovabile, termica ed elettrica, determinando un abbattimento di emissioni di Co2 in atmosfera.
Infine ci sono i vantaggi sociali: “La realizzazione di una rete di impianti darebbe al territorio un forte contributo dal punto di vista occupazionale creando nuovi posti di lavoro su tutto il territorio regionale" ha sottolineato Argentati.
 
“Un impianto capace di valorizzare pastazzo di agrumi, altri sottoprodotti delle filiere agroalimentari mediterranee (sansa, vinacce, ecc) e colture in rotazione o secondi raccolti può fornire, ad esempio, 500 normal metri cubi di biogas – ha infine sottolineato la Argentati -  ed attivare un generatore in grado di produrre 1 MW di energia elettrica, sufficiente per alimentare in media il consumo di 333 abitazioni. L’obiettivo è di estendere il progetto all’intera Regione: è stato, infatti, calcolato che per risolvere il problema dei residui agrumicoli in Sicilia basterebbero solo 20 digestori come quello sopra descritto”.