La sfida la mette bene in luce il prof. Andrea Segré, preside della Facoltà di Agraria di Bologna, che domani mattina (ore 9), ospiterà nell’Aula magna il convegno su 'Gas serra ed energie rinnovabili'. 

"Sarà fondamentale – anticipa Segré - perseguire una strategia che riesca a ridurre il saldo delle emissioni, senza ridurre, ma anzi incrementando, dato l’atteso trend di crescita nella popolazione mondiale, la produzione alimentare complessiva".

L’analisi di partenza parte appunto da due fattori: "Il problema legato ai cambiamenti climatici, così come i limiti dell’approvvigionamento energetico hanno condotto l’Unione europea a sviluppare un sistema integrato di provvedimenti, fondati su alcune Direttive di base, che concorrono a mitigare progressivamente le emissioni di anidride carbonica e a ridurre la dipendenza energetica. Tra le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici in atto assume sempre maggiore rilievo nelle politiche ambientali europee e nella programmazione delle imprese la quantificazione delle emissioni di gas serra attraverso l’uso di indicatori di sostenibilità, quali il Carbon Footprint di beni e servizi".

Una politica di tutela certificata dell’ambiente come strumento ulteriore per la promozione dei propri marchi si è diffusa anche nel settore agroalimentare italiano. 

"La filiera agroalimentare – prosegue Segré - potrà avere nei prossimi anni un ruolo molto significativo nel raggiungimento di tutti gli obiettivi posti. Essa infatti ha la specificità di detenere un rapporto biunivoco con il global warming, in quanto è nello stesso tempo un rilevante emittente di gas serra e, probabilmente, il settore che più è danneggiato da un incremento dei gas responsabili del riscaldamento che ne determina importanti cali di produttività. Con la conseguenza di un maggior rischio nella sicurezza degli approvvigionamenti alimentari".

Sono molti gli strumenti già a disposizione della filiera, che il preside della Facoltà di Agraria elenca: la produzione di bioenergie da colture energetiche in terreni marginali, la valorizzazione delle deiezioni animali e degli scarti agricoli e agroalimentari, le nuove tecniche agronomiche a basso impatto ambientale e l’incremento delle aree forestali.

"Ma anche nell’efficienza energetica – afferma Segré - esistono margini di miglioramento sia nell’industria alimentare che nell’agricoltura, attraverso ad esempio un maggior ricorso alla cogenerazione e/o ad un utilizzo di macchinari più nuovi ed efficienti".

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