Le alghe, abbondanti e facilmente coltivabili, potrebbero rappresentare una delle strade più promettenti per la produzione di biocarburanti puliti ed ecologici che possano rimpiazzare i tradizionali combustibili fossili nel campo dei trasporti, tra i principali responsabili dell’immissione di gas serra nell’atmosfera. 

Ne è convinta la U.S. Navy, la marina militare degli Stati Uniti, che ha appena siglato un accordo con la società Solazyme di San Francisco (Usa) per la fornitura di 150mila galloni di olio combustibile ottenuto proprio dalle piante acquatiche. 

Il nuovo contratto segue quello che le due parti avevano stipulato lo scorso anno per una fornitura di biocombustibile limitata a 20mila galloni, ma soprattutto rientra in un programma di lungo termine avviato dalla U.S. Navy che punta a ottenere il 50 per cento del combustibile utilizzato da fonti rinnovabili entro il 2020. 

Lo scorso agosto, Ray Mabus, segretario della Marina degli Stati Uniti, aveva illustrato le ragioni di questa scelta. “Il governo federale consuma il 2% di tutta l'energia prodotta negli Usa, e che il solo Dipartimento della Difesa incide per il 90% del totale”, aveva dichiarato Mabus. 

Ma ancora più importante è che il trasporto di combustibili e altre fonti energetiche nelle varie regioni del globo che vede la presenza di forze armate statunitensi comporta pesanti oneri per il bilancio del ministero della Difesa. “Le maggiori importazioni al momento, ad esempio, riguardano il trasporto di petrolio e gas in Afghanistan, dove la marina spende ingenti risorse e ore di lavoro per mantenere attive e costanti le linee di rifornimento”, aveva commentato. A questo poi si aggiungono di carattere ambientale, con gli indubbi vantaggi che la sostituzione dei tradizionali combustibili fossili con i biocombustibili comportano per la salute dell’intero pianeta. 

Solazyme è una delle realtà più attive nella produzione di olio combustibile estratto a partire dalle alghe marine. Olio che viene raffinato per produrre benzina o gasolio. La  società di San Francisco ha messo a punto un particolare processo che, a differenza di quelli comunemente utilizzati per la produzione di biocarburanti, consente di produrre olio senza la necessità di utilizzare energia per la conversione e la distillazione del combustibile.