In natura nulla viene sprecato. Attraverso processi chimico biologici ogni scarto diventa nuova materia prima in un equilibrio che rende sostenibile la vita sulla Terra. Questo concetto è alla base dell'economia circolare, un approccio alla produzione di beni che non contempla i rifiuti e che vede in ogni scarto una materia prima in grado di alimentare nuovi processi.

 

Un approccio che può sembrare astratto, ma che si può toccare con mano a Vellezzo Bellini, piccolo comune in provincia di Pavia, dove è stata inaugurata una stazione di servizio che vende metano prodotto in un biodigestore alimentato da fanghi di depurazione e, in linea di principio, da qualunque biomassa di origine agricola.

 

Per conoscere meglio come è nato questo impianto abbiamo visitato la sede di Simbiosi, una società fondata dagli eredi di Giulio Natta, ingegnere premio Nobel per la Chimica che nel 1963 vinse la prestigiosa onorificenza per i suoi studi sui polimeri, che aprirono la strada alla sintesi della plastica, nelle sue innumerevoli forme. Una scoperta che ha rivoluzionato le nostre vite, anche se oggi pone alcuni temi di carattere ambientale.

 

Una smart land a Pavia

"Simbiosi è una società che opera trasversalmente su tre fronti: efficienza energetica, energia circolare e nature based solution", ci racconta Vincenzo Della Monica, Marketing manager di Simbiosi, che incontriamo proprio presso l'Innovation Center Giulio Natta, a Giussago (Pv). E già arrivando in automobile si capisce che Simbiosi rappresenta un elemento di discontinuità nel territorio. Il paesaggio cambia man mano che ci si avvicina all'Innovation Center Giulio Natta. I campi brulli lasciano spazio a filari alberati, siepi e stagni, che ravvivano il territorio.

 

"Simbiosi è prima di tutto una società agricola con 1.500 ettari di proprietà, gestiti con un approccio che coniuga sostenibilità ambientale ed economica", ci spiega Giacomo Crespi, direttore agronomico, che su una cartina ci mostra i confini aziendali. "Abbiamo adottato da anni quelle buone pratiche che oggi ricadono sotto il termine di agricoltura rigenerativa: rotazione delle colture, diminuzione degli input chimici e uso di concimi organici. Nonché,  rinaturalizzazione di aree agricole per ottenere servizi ecosistemici, sia a favore dell'attività agricola, sia per la cittadinanza e il territorio".

 

Simbiosi è una società che mette insieme le conoscenze acquisite dalla gestione agronomica dei campi e le tecnologie sviluppate nel corso degli anni nel campo dell'efficienza energetica e delle natural based solution. Il tutto a servizio delle imprese, sia agricole che industriali.

 

"Noi la definiamo una smart land. La possibilità cioè di offrire alle aziende un portafoglio di approcci e tecnologie per trasformare il concetto di economia circolare in realtà, con un impatto positivo sia a livello economico che ambientale", ci racconta Della Monica. "E il biodigestore di Vellezzo Bellini, con l'adiacente stazione di rifornimento, ne è un esempio lampante".

 

Produrre metano e fertilizzanti dagli scarti

Facciamo un passo indietro. A Vellezzo Bellini è attivo, ormai da molti anni, un digestore per il trattamento dei fanghi provenienti da impianti di depurazione delle acque reflue, che riceve scarti un po' da tutta Italia. Di proprietà di Acqua&Sole, società di Francesco Natta, nipote di Giulio Natta, la società gestisce anche la stazione di rifornimento.

 

"Come Simbiosi noi abbiamo applicato la nostra tecnologia proprietaria per rendere più efficiente e sostenibile l'impianto", ci racconta Pietro Agustoni, responsabile tecnico di Simbiosi, che ufficialmente è nata nel 2022 raccogliendo l'eredità di Neorurale, un progetto agricolo lanciato da Giuseppe Natta.

 

"Nell'impianto abbiamo una digestione ad alta temperatura dei fanghi di depurazione, che permangono per circa venti giorni a 55°C. A differenza di altre realtà, lavoriamo con una percentuale di sostanza secca elevata, intorno al 15%, e grazie alle nostre tecnologie siamo in grado di produrre molto più biogas dello standard. In numeri, significa circa 1 milione di metri cubi all'anno, di cui il 70% può essere ceduto mentre un 30% serve ad alimentare l'impianto stesso".

 

Il biogas, una volta lavorato per eliminare anidride carbonica e impurità (come zolfo e metalli), può essere immesso in rete, oppure, come nel caso di Vellezzo Bellini, può essere venduto agli automobilisti con motore a metano.

 

"Il digestore funziona con i fanghi di depurazione, ma potrebbe essere altrettanto efficiente con biomasse di origine agricola, come i liquami o altri reflui zootecnici", sottolinea Agustoni, che in passato ha lavorato presso Ecodeco, società di gestione dei rifiuti fondata da Giuseppe Natta e poi ceduta ad A2A.

 

"Quello che rimane dopo la fermentazione è un digestato con una bassa carica batterica, ma ricco di azoto e con una certa percentuale di carbonio, che può essere utilizzato in campo per aumentare la sostanza organica e la fertilità dei suoli".

 

Verso una azienda agricola autosufficiente

L'Unione Europea e i consumatori, d'altronde, stanno chiedendo con sempre maggiore insistenza l'abbandono dell'attuale modello di sviluppo, verso un approccio più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale, che sociale ed economico. E il concetto di circolarità oggi ben si applica alle filiere agroalimentari.

 

Pensiamo ad una azienda zootecnica, che oltre a rifornire di materia prima l'industria di trasformazione, produce anche grandi quantità di sottoprodotti (come reflui o paglie). Queste biomasse, insieme agli scarti dell'industria, possono andare ad alimentare dei biodigestori, che Agustoni definisce Nutrient Recovery Center, i quali a loro volta forniscono energia, sotto forma di biogas ed elettricità, alle aziende.

 

Un modellino del Nutrient Recovery Center sviluppato da Simbiosi

Un modellino del Nutrient Recovery Center sviluppato da Simbiosi

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Ma non solo, perché il digestato, al termine della fermentazione, finisce poi sui campi, dove diventa fertilizzante. E negli impianti di maggiori dimensioni è anche possibile produrre solfato d'ammonio, grazie allo strippaggio dell'ammoniaca prodotta durante la fermentazione.

 

Del metano se ne possono poi fare molteplici usi. Può essere usato per alimentare le industrie, ma anche i trattori all'interno della stessa azienda agricola, visto che in commercio ci sono già dei modelli alimentati a LNG (gas naturale liquefatto). E poi il biogas può essere ceduto in rete o venduto agli automobilisti. Il tutto con un impatto carbonico quasi zero.

 

"L'aspetto interessante è che l'energia prodotta contribuisce a decarbonizzare l'intera filiera, visto che ha come origine biomasse naturali", conclude Pietro Agustoni, che all'interno dell'Innovation Center sta testando nuove soluzioni, come ad esempio l'agrivoltaico e la realizzazione di bacini idrici con pannelli solari galleggianti.

 

Smart land, un modello scalabile

L'agricoltura sta attraversando un periodo di transizione che nei prossimi anni cambierà il volto delle nostre campagne. Da un lato stiamo assistendo ad una concentrazione delle aziende agricole, sempre meno e sempre più grandi, in grado di investire in innovazione tecnologica. Dall'altro le politiche europee e nazionali, come anche le istanze di consumatori e opinione pubblica, vanno verso la richiesta di una maggiore sostenibilità ambientale, da coniugare con la redditività delle imprese.

 

L'approccio circolare di Simbiosi, adattato alle singole aziende e alle realtà di campo, sembra essere un modello replicabile per mettere in campo quei concetti di economia circolare di cui abbiamo bisogno. "Il nostro vuole essere un approccio olistico, che mette insieme tutti gli attori della filiera e tutte le fasi di produzione, da quella agricola alla trasformazione, dalla produzione di energia alla gestione dei rifiuti", conclude Vincenzo Della Monica.