Il potenziale di materia prima costituito dalle biomasse italiane corrisponde a circa 24-30 Mtep/anno (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio annui), che potrebbero costituire una risorsa importante per il rispetto degli obiettivi fissati in materia di fonti rinnovabili a livello europeo.  
Tuttavia, in Italia, sussistono ancora rilevanti inefficienze nella diverse fasi di raccolta, trasformazione e fornitura della biomassa all’impianto di conversione energetica, per cui solo il 30-35% del suddetto potenziale è effettivamente utilizzabile attualmente, anche al netto degli usi alternativi della materia prima.  Lo stato della bioenergia in Italia e le azioni da sviluppare per aumentare l’efficacia degli interventi pubblici e privati per incrementare il suo contributo al bilancio energetico nazionale sono l'oggetto di un recente rapporto di Itabia (l'associazione italiana delle biomasse), dal titolo 'I traguardi della bioenergia in Italia – Elementi chiave per gli obiettivi al 2020', la cui realizzazione è stata cofinanziata dal ministero dell'Ambiente nell'ambito della campagna 'Sustainable Energy Europe'
L'analisi di Itabia rileva per il nostro Paese una solida base industriale ed un potenziale di ricerca finalizzata molto elevato. Sono però ancora molti i punti di debolezza che caratterizzano ancora il sistema biomasse.
Tra questi la poca considerazione che hanno le filiere di successo (teleriscaldamento, teleraffrescamento, co-combustione, cogenerazione) sia in termini di contributo alla produzione/risparmio di energia, sia in termini di accettabilità sociale, nelle politiche pubbliche.
Ad essi si aggiunge il poco riguardo alle condizioni dei suoli agricoli e forestali, la difficoltà ad istituire accordi di filiera pluriennali tra gli operatori del settore, la frammentarietà delle normative e l’instabilità temporale delle prescrizioni, lo scarso coinvolgimento delle popolazioni local
Dagli studi comparativi svolti sulle varie filiere legate alla bioenergia, risulta che le maggiori opportunità di sviluppo si concentrano sulla produzione di energia termica da biomasse lignocellulosiche e sulla cogenerazione da residui colturali, reflui zootecnici e colture dedicate, in particolare quando la gestione dell’energia è strettamente connessa alla struttura agricola di produzione della biomasse. 
Un elemento caratteristico dell’elaborato di Itabia è il Piano di Monitoraggio delle filiere, che tramite l’utilizzo di indicatori di efficienza fornisce alle amministrazioni centrali e locali oggettivi elementi di valutazione dei risultati ottenuti in rapporto agli obiettivi fissati, e può costituire uno strumento di grande efficacia per l’elaborazione e la verifica dei nuovi piani attuativi previsti dalla finanziaria 2008 sulla standardizzazione e la certificazione di filiera. 
Lo schema logico del Rapporto inquadra tre coppie di elementi chiave, secondo Itabia imprescindibili, per uno sviluppo sostenibile del settore.
Eccoli sintetizzati di seguito:
• Risorse ed Efficienza: la massima valorizzazione possibile dell’attuale disponibilità di biomasse con tecnologie innovative in grado di assicurare elevate rese sia nella fase di approvvigionamento della materia prima, sia nella fase di conversione energetica e valorizzazione integrale della biomassa.
• Mercato e Buone pratiche: la selezione di filiere di successo e delle migliori pratiche che rendano possibile la moltiplicazione delle iniziative e la commerciabilità di risorse, tecnologie e prodotti.
• Sostenibilità e Garanzie: la valutazione della compatibilità del mercato della bioenergia con il territorio inteso non solo in senso fisico, ma anche in senso socio-economico.