La Bielorussia vuole prendere due piccioni con una fava: da un lato sviluppare la propria industria dei biocarburanti e dall'altro accelerare la decontaminazione dei siti colpiti dal disastro di Chernobyl, che si trova nell’Ucraina del Nord, non molto lontano dal confine con la Bielorussia.
Secondo quanto annunciato qualche giorno fa a Bruxelles da Andrei Savinykh, ambasciatore bielorusso presso l’Onu a Ginevra, il governo sta mettendo a punto un programma per lo sfruttamento intensivo dei terreni nelle zone limitrofe colpite dal disastro per coltivazioni che saranno in seguito utilizzate a fini energetici.
Da alcuni studi risulta infatti che le ripetute mietiture faciliterebbero la rimozione dei radionuclidi dal suolo, che sarebbero smaltiti successivamente nel processo di produzione di biodiesel, etanolo e biogas.
'Attraverso questo sistema', ha spiegato Savinykh, 'sarebbe possibile decontaminare 50 mila chilometri quadrati di terra in un periodo di 20-40 anni, un’inezia se paragonati ai secoli necessari per il decadimento naturale dei radionuclidi'.
La fase di programmazione dovrebbe terminare entro la fine del 2009 per consentire al progetto di partire l’anno successivo.
Savinykh ha aggiunto che un simile risultato non sarebbe possibile nel normale ciclo che va dalla semina alla produzione di alimenti. E sarebbe anche poco sicuro per la salute. Benché le piante assorbano le particelle radioattive – il cesio 137 e lo stronzio 90 -, queste tornano indietro nel terreno attraverso gli scarti dei raccolti, radici, paglia e altri simili scarti.
Questi ultimi, invece, secondo il programma a cui sta lavorando il governo sarebbero destinati alla produzione di biocarburanti. 'A furia di raccolti, saremmo in grado di rimuovere tutti i radionuclidi nell’arco di qualche decennio', ha ribadito Savinykh.
Le biomasse prodotte, cereali o colture a rapido accrescimento, sarebbero avviate alla produzione di biocarburanti in una raffineria progettata da Greenfield Project Management Ltd, a Mozyr, in Bielorussia, un impianto in grado di produrre più tipi di biocarburante, etanolo, biodiesel, biogas, al quale sarebbe collegata una centrale elettrica. Si calcola una capacità produttiva intorno al mezzo miliardo di litri all’anno.
Alla fine del processo di produzione sarebbero isolati gli elementi radioattivi e stoccati in depositi ad hoc.
Per novembre è programmato un seminario a Minsk, capitale della Bielorussia, durante il quale sarà presentato questo ambiziosissimo progetto e al quale parteciperanno rappresentanti dell’Onu, dell’Unione europea, della Banca mondiale, ong e altre organizzazioni da tutto il mondo.