Questo ha dato spunto per organizzare il convegno “Presente e futuro del materiale viticolo di base e sua diffusione”, come ha ricordato il presidente uscente Colla, in quanto momento formativo e di discussione sulle problematiche del settore.
I lavori sono stati aperti da Antonio Venturi, presidente del Nucleo dell’Emilia-Romagna; la parola è passata poi a Giuseppe Camilli che ha analizzato i trend di produzione e coltivazione nelle Marche, una regione piccola, ma piuttosto vivace. A prescindere dal vitigno principe dell’area, il Verdicchio, stanno riscuotendo favore enologico e di mercato alcuni vitigni minori riscoperti di recente, come Pecorino, Passerina e Maceratino, nonché Lacrima, Aleatico, Garofanata ed anche Ciliegiolo, Malvasia bianca lunga, Incrocio Bruni 54.
L’agenzia Assam si occupa del Nucleo di premoltiplicazione, ha allestito una screen-house per conservare i materiali iniziali in sanità, fa selezione clonale e non tralascia la sperimentazione sulle varietà resistenti. Assam concorda pienamente sulla necessità di trovare accordi più ampi con gli altri Nuclei italiani e ha lanciato una provocazione: "l’elenco regionale delle varietà idonee alla coltivazione ha ancora senso? Non bastano le Doc e le Igt a regolamentare la scelta varietale?".
Ilaria Filippetti dell’Università di Bologna, ha poi aggiornato la platea sull’attività svolta più di recente in termini di miglioramento genetico. Questi i filoni d’indagine:
1) Incrocio interspecifico:
- Portinnesti Star, a bassa vigoria.
- Verifica del comportamento di ibridi da vino e da tavola già iscritti al Registro nazionale delle varietà di vite (Rnvv) e in selezione.
2) Incrocio intraspecifico:
- Merlese (Merlot x Sangiovese).
3) Recupero varietà autoctone:
- Iscrizione al Rnvv di una decina di cv (Famoso, Ruggine, Trebbianina, Lanzesa, Scarsafoglia/Scimiscià, Vernaccina, Uva del Fantini, Uva del Tundè, Pelagos, Cornacchia, Lambrusco Benetti, Passeretta).
- Recupero di materiale-repositorio regionale.
4) Selezione clonale:
- Selezione e iscrizione al Rnvv di circa 30 cloni appartenenti a 15 varietà.
Sicuramente più futuribile, ma comunque meno di quanto si possa pensare, l’applicazione delle biotecnologie in prova all’Università di Ancona a cura di Bruno Mezzetti. D’altro canto l’incrocio crea variabilità (c’è segregazione) e se si vuole mantenere un carattere interessante aggiungendone altri non è questa la via. Mezzetti ha illustrato diverse tecniche di miglioramento genetico che vanno nella direzione del “Precision breeding”, che suona meglio di “transgenesi”, ma è l’unica possibilità per trasferire un gene noto e solo quello. Il professore ha infine posto l’accento sul problema normativo: solo un clone derivato da mutazione può essere iscritto al Registro nazionale delle varietà di vite, ma ci sarebbero sistemi precisi e garantisti dal punto di vista scientifico per ottenere lo stesso risultato, che sono però bocciati a livello politico.
Per il ministero erano presenti Carmelo Zavaglia e Mario Pecile (Crea-Vit, Conegliano), che hanno tracciato il quadro evolutivo del vivaismo viticolo italiano, producendo una dettagliata documentazione. I quasi 140 milioni di talee innestate della categoria “certificato” rappresentano il 70% del totale messo a vivaio, che comprende anche 57 milioni di talee di categoria “standard”: questi numeri mostrano come l'elevata disponibilità di cloni iscritti al Registro faccia lievitare il materiale certificato.
Un altro dato è il calo delle barbatelle franche rispetto a quelle innestate. A giugno 2016, nel Registro Nazionale risultavano iscritte 511 varietà da vino con 1.286 cloni, 163 varietà da tavola con 45 cloni e 45 portinnesti con 171 cloni. Complessivamente lo stato colturale e sanitario degli impianti è di buona qualità e va migliorando, anche se ancora coesistono impianti vecchi e nuovi con incidenza differente nelle varie aziende.
L’uso del "materiale iniziale", che arriva prima sul mercato e dopo cinque anni deve essere rinnovato, garantirebbe la distribuzione di un materiale qualitativamente ancora migliore. Pecile si è soffermato maggiormente sulla situazione dei Nuclei di premoltiplicazione, che prima o dopo finiscono per entrare in affanno. Le motivazioni interne di questo fatto risiedono nella diminuzione o scomparsa dei fondi pubblici che ne garantivano il funzionamento e nella sostituzione dei “padri fondatori”.
Esistono poi delle situazioni esterne ai Nuclei che comunque finiscono per incidere sul loro stato di salute: adempimenti amministrativi sempre più complessi; la riorganizzazione delle amministrazioni regionali e i cambiamenti nelle politiche regionali; c’è una richiesta sempre più pressante di garanzia sulla qualità del materiale vivaistico; la normativa vieta la commercializzazione di portinnesti standard e richiede test obbligatori sui campi di piante madri; aumenta la richiesta di materiale di base per andare incontro alla maggior richiesta di materiale certificato da parte dei viticoltori. Pecile conclude indicando quanto sia importante rafforzare la collaborazione tra Nuclei e vivaisti e costitutori per migliorare la disponibilità di cloni pubblici. Bisogna poi migliorare anche la comunicazione delle disponibilità, fare campi di piante madri comuni e studiare e pubblicizzare i cloni pubblici.
Umberto Malossini è infine intervenuto su “Ruolo pubblico, tecnico e consultivo, dei Costitutori associati in Acovit”. Acovit è un'associazione pubblica e senza fini di lucro che unisce, ad oggi, 21 dei 23 costitutori pubblici e privati presenti in Italia. “Secondo l’articolato e gli obiettivi dello Statuto (scopi culturali, riferiti anche alla “diffusione di materiali di moltiplicazione”, alla definizione di “buone pratiche di selezione” comune) .... È aperta a chi possiede lo "status" di Costitutore di cloni o di Varietà di Vitis e ne detiene i relativi materiali selezionati / conservati”. A partire da queste basi, Malossini ha illustrato le molteplici attività svolte da Acovit sia a livello nazionale che internazionale.
A completare il quadro, rappresentanti dei vari Nuclei hanno illustrato lo stato dell’arte dei loro centri. Sono intervenuti:
- Nucleo di premoltiplicazione Viticola delle Marche c/o Assam (Coordinamento Nuclei)
- Npvv Nucleo di premoltiplicaizone viticola delle venezie
- Nucleo di premoltiplicazione viticola della Lombardia “Carlo Gallini”
- Nucleo di premoltiplicazione del Piemonte Cepremavi.
- Nucleo di premoltiplicazione viticola della Toscana Toscovit
- Nucleo di premoltiplicazione viticola dell’Emilia-Romagna"C. Naldi"
- Nucleo di premoltiplicazione viticola della Puglia c/o Crsfa “Basile Caramia”
Il mondo produttivo è stato rappresentato dal presidente di Caviro, Carlo Dalmonte, che ha cercato di sviscerare un tema complesso: “La filiera viticola è pronta per le nuove sfide del mercato?”. La risposta non è facile, perché il mondo del vino è forse uno dei più globalizzati, è pieno di operatori spregiudicati e si beve meno. In Italia prosegue il calo dei consumi, soprattutto sui vini della “tradizione”, aumenta la pressione sui prezzi e all'estero il vino italiano perde appeal, soprattutto il rosso, per la concorrenza di Spagna e Cile e si stanno modificando i gusti consumatori. In questo contesto come interagire con mondo vivaistico? Bisognerà conoscerlo di più e cercare di utilizzarlo di più per fare strategia. Caviro in questo sta approntando nuovi progetti, tra cui la realizzazione di vigneti in Romagna per la produzione di “Pinot grigio Rubicone Igt”.
Le conclusioni dell'incontro sono state affidate a Paolo Giorgetti del Mipaaf.
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