Recentemente è stato infatti pubblicato su Bmc Genomics un lavoro dal titolo "Transcriptome profiling of two olive cultivars in response to infection by the CoDiRO strain of Xylella fastidiosa subsp. pauca", di cui sono autori Annalisa Giampetruzzi, Massimiliano Morelli, Maria Saponari, Giuliana Loconsole, Michela Chiumenti, Donato Boscia, Vito N. Savino, Giovanni P. Martelli e Pasquale Saldarelli.
Di tale ricerca ne dà comunicazione il sito www.infoxylella.it, appositamente creato per raccogliere informazioni tecnico-scientifiche sul tema Xylella e disseccamenti degli ulivi.
La ricerca è stata incentrata sulla tolleranza dell'olivo a Xylella fastidiosa, ceppo Codiro, descrivendo il trascrittoma di Leccino e Ogliarola salentina infetti da Xylella. Il primo, pur infetto da Xylella fastidiosa, appare infatti tollerante ai sintomi del disseccamento, contrariamente a Ogliarola salentina, molto sensibile. I ricercatori hanno così potuto evidenziare l'insorgenza di modifiche nell'espressione genica indotte dal batterio, sia nel Leccino, sia nella Ogliarola salentina.
659 sarebbero i geni coinvolti nella prima, 447 nella seconda. Le modifiche nella loro regolazione porterebbero al successo o all'insuccesso dell'infezione.
Gli istituti coinvolti sono stati l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ipsp-Cnr) e il Dipartimento di Scienze del suolo della pianta e degli alimenti dell’Università degli Studi di Bari (Disspa-Uniba), i quali hanno tracciato i profili di trascrizione degli Rna messaggeri di tessuti xilematici delle due cultivar infette dal batterio, nonché delle corrispondenti piante sane. L’analisi dei profili di espressione genica mostra che l’olivo percepisce la presenza del batterio, cosa non chiaramente dimostrata in infezioni su altre specie, reagendo con un forte rimodellamento di proteine della parete cellulare.
Nella Cv. Leccino si osserva una specifica sovraespressione di geni che codificano per proteine che costituiscono i recettori di membrana responsabili dell’insorgenza di una vera e propria reazione di difesa. Recettori invece assenti in Ogliarola salentina. Per contro, nella cultivar suscettibile si riscontra una sovraespressione di geni che rispondono allo stress idrico, indicativi di una maggior sofferenza all’infezione. Questi dati trovano riscontro nella limitata letteratura disponibile, riferita a Pierce Disease e Citrus Variegated Chlorosis. La specifica risposta di difesa di Leccino è probabilmente responsabile del controllo delle popolazioni di Xylella fastidiosa che si moltiplica ed accumula in maniera ridotta in questa varietà.
Questi dati dimostrano che la Cv. Leccino manifesta una tolleranza di tipo genetico verso Xylella fastidiosa, tolleranza i cui meccanismi meritano di essere ulteriormente studiati anche in relazione al possibile contenimento della trasmissione del batterio da parte del vettore Philaenus spumarius, nel caso in cui l’accumulo del patogeno, e la relativa acquisizione nel vettore, siano molto più contenuti in una cultivar anziché in altre. Questo primo lavoro apre nuove prospettive per la convivenza con il batterio nelle aree infette alla ricerca di varietà ancor più tolleranti o addirittura immuni a Xylella fastidiosa nell’ampia biodiversità del germoplasma olivicolo mediterraneo.
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