La fragola italiana, dopo alcuni anni di difficoltà, sembra essere in ripresa grazie alla spinta innovativa del miglioramento genetico e all’introduzione di tecniche produttive capaci di dare un calendario di produzione più ampio.

Sul fronte produttivo nel 2013 la superficie dedicata a fragola in Italia è stata di circa 3.700 ettari. Non si registrano quindi variazioni rispetto all’anno precedente. L’87% della superficie riguarda impianti in coltura protetta e solo il rimanente 17% in pieno campo. A sottolineare l’ottimo trend delle fragole ci pensa anche il dato sui volumi acquistati: dal 2000 ad oggi un +31%.
 
Le esportazioni italiane di fragole nel 2012 sono state di oltre 18.700 tonnellate, +8% rispetto ai volumi del 2011 e +2% rispetto al triennio precedente. In termini di valore l'export si è fermanto a poco più di 42 milioni di euro, con un +1% rispetto allo scorso anno. Nel 2012 l’Italia ha invece importato complessivamente più 41 mila tonnellate di fragole, il valore più elevato degli ultimi anni con un aumento del 12% sul 2011.
 
Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato Walther Faedi, direttore del Cra-Unità operativa per la frutticoltura di Forlì.
 
Come si prospetta la campagna fragolicola 2013?
“Le condizioni climatiche avverse degli ultimi mesi hanno portato ad una potenziale situazione produttivi variegata nei diversi areali colturali ed in continua evoluzione.
Per questa annata comunque sono abbastanza fiducioso. E’ evidente che l’arrivo del bel tempo e l’aumento delle temperature potrebbero cambiare le carte in tavola. Allo stato attuale la qualità è elevata, grazie soprattutto al freddo notturno che c’è stato nelle scorse settimane di fine marzo-inizio aprile e che ha dato ai frutti consistenza e dolcezza della polpa. Abbiamo però notato che mediamente i frutti sono risultati finora non molto colorati (soprattutto dove si sono effettuate troppo abbondanti concimazioni azotate) e soggetti anche a qualche marciume. Le piante al nord presentano una differenziazione a fiore
 medio-buona e questo indica che la produzione sarà più che soddisfacente; avremo però bisogno di giornate di sole per favorire l’impollinazione e quindi una perfetta allegazione”.

Fragole buone da mangiare, di qualità e che soddisfino le esigenze del consumatore. Sono questi gli elementi indispensabili per fare reddito?
“Il produttore agricolo è sempre più in difficoltà. Per riuscire a fare reddito è necessario trasformarsi in vero imprenditore agricolo.
Un buon punto di partenza per andare in questa direzione è individuare varietà apprezzate dal consumatore e adatte al territorio, e in grado di soddisfare il produttore con un buon livello produttivo. E’ però necessario che il produttore comprenda che la fragola si sta sempre di più destagionalizzando, e che un ampio calendario di maturazione offre importanti possibilità commerciali. Infatti, la maggiore crisi della coltura si presenta negli areali dove il calendario di raccolta è molto ristretto: più è ampia la finestra di raccolta e maggiori sono le opportunità.
Se dovessi identificare alcuni parametri per dire qualità direi che si potrebbe parlare di dolcezza, consistenza e lunga shelf-life dei frutti. Senza dimenticare l’aroma.
Bisogna però anche creare un mercato che voglia, apprezzi e remuneri la qualità, allora sì che avremo un vero rinnovamento. In quest’ottica il consumatore dovrà essere pienamente informato, questo è il futuro che ci aspetta”.


Innovazione varietale: come si sta muovendo il miglioramento genetico? Quali sono i parametri su cui si sta puntando?
“Nessun altro settore ortofrutticolo presenta lo stesso livello d’innovazione varietale come quello della fragola. Il breeding pubblico e privato sta lavorando molto per dare ai propri produttori nuove varietà sempre più performanti e in grado di soddisfare le richieste del mercato. Per rimanere competitivi è necessario trovare delle alternative valide alle varietà tradizionalmente coltivate, cercando di guardare al prodotto di qualità come obiettivo da raggiungere. Il nostro gruppo di lavoro del Cra - Centro ricerca per l'agricoltura ha avviato, infatti, una rete di azioni di breeding che interessa le principali aree produttive italiane.
Per fare questo abbiamo chiesto aiuto alle organizzazioni dei produttori, ad aziende commerciali: noi facciamo miglioramento genetico e loro collaudano il frutto del nostro lavoro in base alle loro esigenze agronomiche e commerciali. Questo modo di operare in integrazione intende cambiare lo scenario e il modo di fare ricerca e di ottenere varietà che siano veramente migliorative della situazione attuale.
Il mondo produttivo deve essere messa nelle condizioni di effettuare la scelta migliore in base alle proprie esigenze ed al proprio territorio. La fragola dipende molto dal clima ed è necessario avere varietà specifiche. Si sta infatti assistendo ad una vera e propria polverizzazione varietale, dove ogni territorio vuole le sue cultivar. Se dividiamo l’Italia in due notiamo come al nord si scelgano varietà con medio-alto fabbisogno in freddo invernale e al sud si prediligano quelle con basso fabbisogno in freddo. Per fare però un ulteriore passo in avanti credo sia necessario ridurre il numero di varietà attualmente coltivate sul territorio nazionale, facendo delle scelte ulteriori; oggi in Italia abbiamo complessivamente oltre 30 varietà. Ciò potrebbe avvenire con un forte aiuto dato dai consumatori, che devono sempre di più finalizzare la scelta d'acquisto verso le fragole più buone e non su quelle meno care”.