Il rapido diffondersi della Batteriosi dell'Actinidia sta destando molta preoccupazione tra gli agricoltori delle principali areali coltivati a kiwi. Basti pensare che nella sola zona di Latina sono stati interessati oltre 600 ettari di terreno a kiwi giallo.
Il professor Giorgio Mariano Balestra, del Dipartimento di Protezione delle piante (Università della Tuscia, Viterbo) fa il punto sullo stato della ricerca e sulle possibili strategie di lotta per il contenimento della malattia.
Professore, quali sono i dati relativi alla diffusione dell'infezione in Italia?
"Al momento il Cancro Batterico dell’Actinidia causato dal batterio fitopatogeno Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA) è segnalato in Italia nei principali areali dove la coltivazione dell’actinidia e la produzione del kiwi hanno rilevanza economica. Attualmente, la regione maggiormente interessata dal problema è il Lazio, dove il ns. gruppo di ricerca ha isolato il patogeno all’inizio del 2008; recentemente, è da registrare un crescente numero di segnalazioni di PSA in impianti di actinidia in Piemonte (Spadaro et al. - L'Informatore Agrario 27/2010). In questa Regione la conferma è avvenuta a seguito dell'analisi dei campioni raccolti, con le provincie di Cuneo, Vercelli e Biella protagoniste della diffusione".
Come è distribuita in termini varietali?
"Questa batteriosi, dopo aver colpito inizialmente in maniera più aggressiva cvs. di Actinidia chinensis, con frutti di kiwi a polpa gialla, si è diffusa ed ha colpito anche le differenti cvs. di Actinidia deliciosa, con frutti di kiwi a polpa verde causando anche su di esse notevoli danni/perdite. Purtroppo le ns. segnalazioni in questi anni sono state sottovalutate (Balestra et al. - L'Informatore Agrario 38/2008, Balestra et al. - L'Informatore Agrario 24/2009, Balestra et al. - Frutticoltura 5/2009) e, solo recentemente, anche negli impianti di kiwi a polpa verde si sta ponendo la giusta attenzione rispetto a questo patogeno. E' quindi necessario indagare sulla sua reale diffusione sull'intero territorio nazionale ed individuare i fattori che concorrono al suo instaurarsi ed alla sua diffusione. Inoltre bisogna indagare sugli aspetti legati alla sanità del materiale vivaistico differentemente ottenuto (da vitro e da talea) e su quelli legati al polline".
Il ministro Galan ha annunciato di aver avviato un progetto di ricerca biennale col supporto del Servizio fitosanitario centrale e dei servizi regionali. Allo stato attuale qual è lo stato della ricerca?
"Il Progetto di ricerca è partito nel novembre scorso e vede molto impegnati oltre al Servizio fitosanitario centrale del ministero, i Servizi fitosanitari della Regione Lazio e dell’Emilia Romagna e differenti gruppi di Ricerca: il Dipartimento di Protezione delle piante (Diprop) dell’Università della Tuscia di Viterbo, ed il Cra-Pav e Cra-Fru per il Lazio, l’Università di Bologna per l’Emilia Romagna.
Si stanno approfondendo numerosi e differenti aspetti; dalla biologa del patogeno, ai fattori che possono concorrere ad una sua diffusione fino alle strategie per un suo controllo. Sono state già redatte delle Linee di indirizzo per consigliare i produttori di kiwi e si stanno elaborando delle Linee Giuda in proposito sulla base dei risultati che stiamo conseguendo".
Attualmente, l'unico principio attivo registrato sull'actinidia per l'utilizzo contro l’agente del Cancro Batterico dell’Actinidia è il rame, con le problematiche che comporta. Oggi diversi fertilizzanti in commercio dichiarano di essere efficaci nel contenimento della batteriosi. Quale è il suo pensiero a riguardo?
"In virtù dell’esperienza pluriennale del nostro gruppo di batteriologia di Viterbo, anche rispetto ad altri patogeni di natura batterica (P. s. pv. syringae e P. viridiflava) in grado di determinare danni su piante di actinidia, il rame, anche rispetto all’agente causale del cancro batterico, può essere utilizzato come elemento protettivo.
Risulta opportuno impiegarlo sia durante le fasi di riposo vegetativo, a metà ed a fine caduta foglie, che subito dopo la raccolta, prima della ripresa vegetative e subito dopo violenti eventi meteorici (gelate tardive, grandinate, temporali). Similarmente anche in vegetazione, evitando il periodo con alte temperature di piena estate, può essere impiegato senza però eccedere nelle concentrazioni e nel numero dei trattamenti (Renzi et al. - Frutticoltura 11/2009 e Fratarcangeli et al. - L'Informatore Agrario N.8/2010).
Ovviamente, essendo PSA un patogeno che penetra all’interno delle piante, da solo il rame non è sufficiente. Per questo fin da quando abbiamo isolato questo batterio nel 2008, abbiamo indirizzato le nostre ricerche e sperimentazioni verso una strategia combinata, tenendo nella giusta considerazione anche aspetti nutrizionali, di difesa ed agronomico-colturali che non dipendessero esclusivamente dall’impiego preventivo di agrofarmaci a base di rame".
Nei confronti dell’impiego di fertilizzanti proposti come 'efficaci' nel contenimento della batteriosi c’è molta attenzione da parte di numerose realtà commerciali che però, solitamente, non sono supportate da una solida attività di ricerca e di sperimentazione.
A questo proposito il Diprop ha prima lavorato in pieno campo, quindi ha raccolto dei dati significativi e, lo scorso maggio li ha resi pubblici (Quattrucci et al. - L'Informatore Agrario 16/2010); ultimamente abbiamo migliorato ulteriormente il protocollo sperimentale ed i risultati in questo senso sono piuttosto promettenti.
In questo contesto, fare annunci sensazionalistici crea solo confusione e false illusioni. C'è piuttosto la necessità di verificare e di approfondire differenti aspetti, raccogliere ed elaborare dati significativi e quindi divulgarli. Un fronte sul quale i Servizi fitosanitari stanno svolgendo un’ottima attività di chiarimento".
E' eccessivo parlare di allarme "peste del kiwi"?
"E’ una tipica espressione giornalistica per fare sensazione. Altre patologie simili, in passato - ad esempio il Colpo di Fuoco batterico in Emilia Romagna - con un adeguato supporto alla ricerca e alla sperimentazione, sono state circoscritte e il settore, anche in quel caso, si è risollevato.
Con un concorso attivo di tutte le componenti (politiche, dell’intera filiera e della ricerca) riusciremo a superare anche questa fase delicata. Il nostro impegno, in questo caso, deve essere maggiore del solito perché parliamo di un frutto, il kiwi, di cui siamo esportatori leader a livello mondiale e che ha quindi notevoli ricadute economiche ed occupazionali".
Quali sono gli interventi più urgenti da mettere in campo per scongiurare la chiusura delle aziende agricole colpite dalla patologia?
"A livello regionale, e in collaborazione con il ministero per le Politiche agricole, si stanno raccogliendo i dati relativi alla diffusione della batteriosi e si stanno predisponendo azioni di supporto alle aziende colpite dalla fitopatia.
La prevenzione e l’informazione sono fondamentali. Tutti i produttori in caso di dubbio o necessità si devono rivolgere ai tecnici di riferimento delle associazioni e delle cooperative per recepire e seguire i giusti suggerimenti e diffidare invece di chi, senza nessun supporto scientifico-sperimentale, propone loro soluzioni miracolose.
Gli aspetti da approfondire sono molteplici, non abbiamo precedenti sperimentali in proposito in Italia, e pertanto è necessario un supporto significativo alle differenti attività di ricerca per sviluppare le strategie opportune e tutelare l’intero comparto.
Resto fiducioso: in tempi ragionevoli saremo in grado di dare le risposte che il settore attende".