“Quale certificazione per la qualificazione del vivaismo frutticolo in Italia”. E’ questo il titolo del convegno organizzato da Civi-Italia (Centro Interprofessionale per le Attività Vivaistiche) svoltosi venerdì 16 settembre nell’ambito di Flormart 2005, il Salone internazionale del florovivaismo e giardinaggio, (16-18 settembre, Fiera di Padova).
All’incontro, che ha riunito esponenti istituzionali, associazioni e produttori, hanno partecipato Giandomenico Consalvo, presidente di Civi-Italia, Pasquale Mainolfi, funzionario del Ministero delle Politiche agricole e forestali e presidente del Comitato nazionale per la certificazione (Cnc), Vito Savino, del Dipartimento di protezione delle piante e Microbiologia applicata dell’Università di Bari e componente del Cnc, Daniela Di Silvestro, Servizio fitosanitario della Regione Abruzzo e Alberto Contessi, Servizio fitosanitario dell’Emilia Romagna, intervenuti su “Ruoli e compiti dei Servizi fitosanitari regionali nel Servizio nazionale di certificazione”. Moderatore Giorgio Setti, caporedattore de Il Sole 24 Ore–Edagricole.
Nell’introdurre i lavori Consalvo ha invocato per il vivaismo organizzato e professionale rappresentato da Civi-Italia la definizione di “regole certe e unitarie, da condividere e rispettare per potersi muovere entro confini non più solo regionali, ma europei”. Il presidente ha indicato nel Cnc il “tavolo comune nel quale tutti devono dare il proprio contributo e accordarsi su una linea guida in sintonia con il mercato globale”.
Mainolfi ha illustrato i punti salienti del D.M. del 24 luglio 2003 (Organizzazione del Servizio nazionale di certificazione volontaria del materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto). Parlando di “Ruoli e funzioni del Mipaf”, il rappresentante ministeriale ha ripercorso le tappe istituzionali del Comitato nazionale di certificazione, che detiene il ruolo di coordinamento. Mainolfi ha fatto il punto sulle “attività ispettive e di controllo” dei Servizi fitosanitari (Art. 5) “che svolgono la parte principale” e che “possono avvalersi di laboratori accreditati e riconosciuti idonei dal Servizio nazionale”.
Nel suo intervento sullo “Stato dell’arte sui programmi di certificazione nazionale volontaria in Italia”, il prof. Savino ha sottolineato “la necessità di un programma nazionale di certificazione che garantisca l’uniforme applicazione della normativa, al quale si può giungere con una corretta interpretazione e attuazione della legge”. Pur evidenziando difficoltà e ritardi nel rendere operativo il sistema, Savino ha affermato che “l’obiettivo può essere raggiunto grazie il contributo e la volontà di tutti”.
Sollecitando una “corretta applicazione dell’idea di certificazione”, Daniela Di Silvestro ha messo in risalto le criticità di molti Servizi fitosanitari regionali: “riorganizzazione dei servizi disomogenea e incompleta, carenza di laboratori, organigrammi esigui e una mancata valorizzazione degli ispettori fitosanitari”. Incalzante l’intervento di Contessi. “I Servizi fitosanitari regionali devono esercitare il controllo e la verifica sul processo di certificazione – ha puntualizzato il responsabile dell’Emilia Romagna -, ma non sono in grado di effettuare le migliaia di analisi previste dai disciplinari, che devono essere invece affidate ai vivaisti o alle strutture del mondo vivaistico”.
Al dibattito sono intervenuti, tra gli altri, Carlo Dalmonte, presidente del Cav (Centro attività vivaistiche) di Faenza e Luigi Catalano, direttore tecnico del Covip (Consorzio vivaistico pugliese).