Si è aperta ieri a Bologna l’edizione 2012 di Eima International, il principale evento fieristico nazionale dedicato alla meccanizzazione agricola organizzato da FederUnacoma. Un’occasione per gli addetti del settore di gettare uno sguardo a 360 gradi sulle ultime tecnologie e, per noi di Agronotizie, di rivolgere a Massimo Goldoni, presidente della Federazione, qualche domanda sulla manifestazione e sulla situazione generale del comparto.

Il 27 aprile dello scorso anno FederUnacoma nasceva sulla carta per completarsi lo scorso aprile. Dopo sei mesi di piena attività è possibile fare un primo bilancio della nuova realtà?
"Il processo federativo rappresenta un passaggio importante nella nostra storia e siamo fieri di averlo portato a termine nei tempi prestabiliti e con il pieno consenso e la partecipazione della base associativa.
Le associazioni che compongono la Federazione sono già al lavoro, con i loro presidenti e consiglieri, per sviluppare progetti e attività focalizzati sulle esigenze specifiche di ogni comparto. E’ compito poi della Federazione armonizzare queste attività e riportare nelle sedi politiche e istituzionali le istanze delle diverse componenti dell’industria meccanica, oltre che assicurare alle aziende associate il supporto della struttura e dei servizi. Naturalmente molta dell’attività di questi mesi è focalizzata sull’Eima, che costituisce un appuntamento fondamentale con i mercati e che coinvolge le singole associazioni anche sul piano istituzionale con convegni ed incontri di approfondimento su tematiche di specifico interes
se".     

I mercati sono ormai da mesi in costante flessione e le perdite sembrano essere limitate solo dall’export verso i Paesi emergenti. La fine della crisi per la meccanizzazione agricola nazionale non arriverà mai?
"In realtà le esportazioni sono il punto di forza della nostra industria non soltanto nei Paesi emergenti ma su tutti i mercati. I principali sbocchi per i nostri prodotti restano la Francia, la Germania, gli Stati Uniti, Paesi che hanno grande tradizione in fatto di meccanizzazione e che continuano a premiare il made in Italy.
Il mercato nazionale è effettivamente in crisi ormai da anni, e non si vedono segnali di un’inversione di tendenza. La fine della crisi arriverà, perché il mercato ha i propri meccanismi naturali e la domanda potenziale – che esiste nel nostro Paese - prima o poi emergerà. Quello che non è possibile sapere, oggi, è quale sarà la dimensione fisiologica del nostro mercato interno.
I numeri attuali, che indicano un mercato delle trattrici intorno alle 20 mila unità annue, sono molto bassi ma sono viziati da un contesto economico generale che soffoca la domanda".


Eima International ha registrato da mesi il sold out. Come si spiega questo successo in una fase di recessione come quella contingente?
"In realtà è proprio nelle fasi di crisi del mercato che si dovrebbe intensificare l’attività promozionale, per stimolare il mercato e intercettare tutti i possibili segmenti di domanda.
L’Eima è in questo senso un’occasione formidabile per le industrie, perché a Bologna davvero convergono tutti gli operatori economici, gli operatori dell’agricoltura e della meccanizzazione. Ma il motivo principale per il quale l’Eima attira in questo modo le industrie costruttrici è la sua caratura internazionale. A Bologna i contatti d’affari riguardano in parte gli operatori italiani ma in larga parte operatori esteri di Paesi che continuano ad esprimere una significativa domanda di meccanizzazione, vedi soprattutto quelli dell’Occidente, o che stanno conoscendo un’accelerazione formidabile come India, Cina, Russia, Brasile, Turchia.
Al di là degli aspetti prettamente di business, la nostra esposizione è veramente un appuntamento irrinunciabile per tutti gli operatori dell’agricoltura e della meccanica applicata al settore primario, perché offre infinite occasioni di conoscenza e di approfondimento delle problematiche che riguardano l’economia, il rapporto fra agricoltura e industria, i modelli di sviluppo nelle più diverse aree del mondo". 


Dopo la biennalizzazione della manifestazione sulla spinta dei costruttori, da più parti si sente chiedere un ritorno alla cadenza annuale.
Ripensamento o evoluzione del mercato? FederUnacoma ha intenzione di valutare l’ipotesi?

"L’osservazione è legittima se consideriamo la richiesta di spazi espositivi, che ha raggiunto quest’anno la cifra record di 140 mila metri quadrati netti e che ha costretto la nostra organizzazione ad aprire liste d’attesa per quelle aziende che non erano riuscite a garantirsi per tempo lo spazio espositivo.
In realtà i formidabili numeri di questa esposizione sono proprio il risultato della scelta di biennalizzare la manifestazione. Ci collochiamo infatti in modo razionale nel calendario internazionale delle manifestazioni fieristiche, e siamo in grado di offrire al pubblico una enorme quantità di novità, anteprime e contenuti tecnici che una cadenza annuale probabilmente non consentirebbe.
Negli anni dispari non restiamo tuttavia inattivi, come dimostrano le fiere di cui siamo organizzatori come Agrilevante a Bari, focalizzata sull’agricoltura mediterranea, ed Eima Agrimach a New Delhi, che costituisce il nostro avamposto verso i mercati del subcontinente indiano e dell’estremo oriente.
Altre iniziative fieristiche e promozionali sono in cantiere, proprio per offrire alle nostre imprese occasioni di contatto con quei mercati che esprimono una crescente domanda di meccanizzazione".


Il ballottaggio tra Milano e Bologna per ospitare l’Eima si è chiuso solo di recente con la scelta di Bologna. Quali sono stati i motivi della scelta e le reazioni dei supporter dell’opzione meneghina?
"La scelta nasce da precise valutazioni d’ordine tecnico ed economico che sono state largamente condivise in seno al consiglio direttivo e al consiglio d’amministrazione della Service che è il braccio operativo della Federazione.
E nasce soprattutto da un progetto condiviso con l’ente fieristico bolognese, che impegna l’ente stesso a lavorare negli anni prossimi per il costante ampliamento e la riqualificazione del quartiere.
Già dal prossimo anno verificheremo, insieme con Bolognafiere, l’avanzamento del piano di sviluppo e riqualificazione delle strutture.
Del resto, la scelta di una partnership fieristica va fatta su elementi concreti e inoppugnabili, avendo ben presenti le esigenze e le aspettative delle nostre imprese. La valutazione insomma, è razionale e oggettiva, e credo che anche le aziende più favorevoli all’ipotesi di Milano abbiano compreso le ragioni della scelta e ne abbiano comunque apprezzato il metodo".

   
Ogni edizione dell’Eima premia le più interessanti novità tecniche. Cosa dobbiamo aspettarci quest’anno?
"Avremo una vetrina eccezionale, per qualità delle tecnologie e per numero di premi e riconoscimenti. Abbiamo infatti 16 novità tecniche premiate e 45 segnalazioni da parte della giuria di esperti che valuta e seleziona fra le soluzioni inedite quelle che risultano avere – tra le 120 interessanti innovazioni di prodotto presentate nell’ambito del concorso e relative ad ogni tipo di funzione e di lavorazione - maggiore forza innovativa e utilità per gli operatori.
Siamo fieri di questo risultato perché è evidente come la ricerca e l’innovazione rappresentino le chiavi per la competitività industriale, e come l’avere così tante aziende che partecipano al concorso e così tante che ottengono il riconoscimento sia la migliore testimonianza della qualità e della vivacità del nostro settore".


Cambiamo discorso. Nei prossimi mesi a Bruxelles si tireranno le fila della nuova Pac. Che cosa si aspettano e cosa chiedono i costruttori?
"Vorremmo che la meccanizzazione non soltanto fosse sostenuta con incentivi concreti, ma fosse presente come elemento strutturale in tutte le iniziative di politica comunitaria per l’agricoltura, l’agroindustria e l’ambiente.
L’impiego di macchine nuove, efficienti e altamente specializzate non è un’opzione che gli imprenditori possono permettersi di scegliere o di rifiutare, è la condizione per stare sul mercato in modo competitivo e per svolgere quell’insieme di funzioni anche di carattere ambientale e di presidio del territorio che sempre più competono all’agricoltura.
Negli ultimi anni abbiamo molto intensificato l’attività in sede Cema, il Comitato dei costruttori europei, e credo che questo darà più forza alle istanze del nostro settore. Resta, per il nostro Paese, il 'collo di bottiglia' rappresentato dalla burocrazia e dal sistema di gestione dei fondi comunitari. Conta poco fare battaglie, come costruttori e come organizzazioni professionali agricole, se poi i fondi restano inutilizzati, come sta avvenendo per i Piani di sviluppo rurale che ad oggi, dopo sei anni di vita del programma e a solo un anno dalla chiusura, vedono una percentuale di utilizzo complessiva nel nostro Paese pari ad appena il 44% del totale disponibile.
Stiamo naturalmente lavorando come Federazione per contribuire a trovare soluzioni per lo snellimento delle pratiche attuali e per l’adozione di criteri più funzionali in futuro".  


In Italia, intanto, stiamo di fatto entrando in campagna elettorale e, come di consueto, l’agricoltura non fa parte degli highlight dei programmi politici.
Dalla sua posizione, cosa si sente di suggerire agli schieramenti in corsa?

"Dovremmo ricordarci che l’agricoltura è, in questo momento, il settore che meglio di altri sembra avere prospettive di sviluppo negli anni prossimi. Molti giovani tornano all’agricoltura e questo è un fatto di grande portata anche dal punto di vista sociale e culturale che il mondo politico non deve trascurare e che si inserisce in quel processo di apertura dell’agricoltura a funzioni ambientali, a filiere agro-industriali ed energetiche che stanno assumendo un’importanza sempre maggiore.
L’altro grande problema è quello della spaventosa riduzione delle terre coltivabili a causa della cementificazione dei territori rurali e dello scarso utilizzo dei terreni marginali.
Dal 1971 al 2010 abbiamo perso in Italia 5 milioni di ettari di territorio agricolo e questo è un danno irreversibile.
Il tema è talmente serio e 'trasversale' che dovrebbe ere prioritario nell’agenda politica di qualsiasi partito".