"In materia di macchine agricole occorre meno burocrazia e più sicurezza": questa in sintesi la posizione espressa da Abia, associazione bergamasca delle imprese agromeccaniche, in merito alla controversa questione della revisione delle macchine agricole, ipotizzata in riferimento alla modifica dall'art.111 del Codice della strada.

Leonardo Bolis, presidente di Abia, precisa che la revisione ai fini della circolazione stradale e la sicurezza delle macchine agricole durante l'utilizzo sui luoghi di lavoro sono due problematiche diverse e distinte: "La norma sulla revisione, così com'è strutturata, sembra essere una brutta copia di quella prevista per le autovetture e pare destinata a tradursi in un semplice aggravio di costi e burocrazia".

La revisione, fa notare Abia, è un provvedimento previsto per la circolazione su strada, non per il lavoro in campo, e non è detto che una macchina revisionata diventi sicura ai fini della sicurezza sul lavoro.

"Teniamo inoltre presente – osserva Enzo Cattaneo, direttore di Abia – che le macchine agricole viaggiano al massimo a 40 km/h e che gli incidenti stradali che coinvolgono mezzi agrari sono estremamente rari. Occorrerebbe piuttosto controllare e multare chi lavora con mezzi inadeguati, anche senza mai spostarsi dalla propria azienda, applicando semplicemente la normativa sulla sicurezza già in vigore, ovvero l'art.4 della legge 101 del 2005".

La denuncia di Abia riguarda proprio l'invecchiamento del parco macchine della nostra agricoltura. "In Italia vi sono circa tre milioni di macchine agricole con un'età maggiore di 10 anni – sottolinea Cattaneo - Le stime dicono che nella Bergamasca questi mezzi sono oltre 14.000. Da parte sua, invece, la categoria degli agromeccanici opera con mezzi sempre all'avanguardia e nuovi o in perfetto stato di efficienza, condizione indispensabile per rimanere sul mercato".

Un contoterzista possiede dalle cinque alle venti macchine agricole. Portare un numero così elevato di mezzi a fare la revisione ogni  2 o 4 anni sarebbe, secondo Abia, un fardello enorme in termini di costi, tempo e burocrazia, senza nessun risultato reale in termini di riduzione degli infortuni sul lavoro.

"Molto meglio – conclude Cattaneo – applicare in maniera rigorosa le attuali regole sulla sicurezza e costringere alla dismissione delle macchine agricole irrimediabilmente fuori norma, che sono fonte potenziale di incidenti per gli operatori del settore e, in particolar modo, per gli imprenditori agricoli non professionali".