Nel XVI secolo Enrico IV riteneva che Parigi valesse bene una messa. A distanza di quattrocento anni Parigi continua a valer bene. Magari per esporre in fiera i propri trattori o le proprie mietitrebbia. Il primo “Salone Internazionale dell’Agricoltura” parigino data 1870. Venne concepito sotto la forma di concorso agricolo, per iniziativa di Napoleone III, e incentrato sulla zootecnia. E’ poi cresciuta costantemente: dal ’64 a oggi si è passati da 300.000 a 700.000 visitatori.
La mission al centro delle attività dell’ente fiera parigino è quella di assistere l’inserimento commerciale in Francia di operatori stranieri. Il 70% del territorio dell’Île-de-France, regione dove si trova Parigi, è rurale. Per questo le attività fieristiche incentrate sul settore primario hanno trovato ampio spazio nelle attività fieristiche parigine. L’Italia è il secondo cliente e terzo fornitore di merci della Francia (e viceversa). E’ addirittura il primo Paese fornitore per l’agroalimentare. Questa è la ragione per cui lo Stivale assume importanza strategica agli occhi di Promosalon.
Son ben 4.012 i vari espositori italiani su 97.000. Circa 9,2 milioni sono i visitatori annuali. L’attività fieristica è frenetica, con 440 eventi fieristici all’anno. Ambiente, nautica, automobile, agro, concorrono tutti al business espositivo transalpino. Forte la componente estera: il 44% degli espositori è infatti di origine internazionale, come pure il 31% dei visitatori. La crisi ha in parte intaccato i volumi assoluti, ma meno di quanto paventato: nei primi 9 mesi sembrano resistere bene i saloni già implementati, con una diminuzione delle superfici per stand, ma con più espositori presenti. Ciò non ha frenato gli investimenti: saliranno a 240.000 mq le superfici del Parc des expositions.

Oltre al Sima, salone dellameccanizzazione agricola, tra le diverse fiere spiccano l’IPA (in concomitanza col Sial), il Salone delle Tecnologie per la trasformazione dei prodotti agroalimentari. Conta su 600 espositori e 45.000 visitatori, di cui un terzo stranieri, in maggioranza italiani.

Il Sial, Salone dell’Agroalimentare, ha invece 147.000 visitatori da oltre 180 paesi. Le tendenze alimentari nuove si sono rivelate numerose. Le più importanti: la sofisticazione dei prodotti (nel senso positivo del termine); la varietà dei sensi (es. miele e spezie); il benessere e la farmacologia (prodotti medicamentosi); naturalità dei prodotti (Bio).

Europain: fornisce immagine al lavore del panettiere e del pasticcere, e non solo le tecnologie relative alle macchine. Anche in questo caso, il 70% degli 80.000 visitatori viene dall’estero. L’Italia è primo espositore con 92 aziende presenti nel 2008. La fiera trae nutrimento dall’aspetto culturale che è legato al pane ed alla pasticceria. Spunti didattici e formativi per i visitatori sono forniti dalla presenze delle scuole più prestigiose al mondo.

Emballage è invece la filiera del packaging. 147 le presenze italiane, soprattutto nel confezionamento dei liquidi (vino). La continuità di presenza nel tempo viene vista dalle aziende come strategia comunicativa su territori stranieri.

Infine Natexpò: unico salone francese dedicato al Bio. Il 44% dei francesi consuma almeno una volta all’anno un prodotto Bio, che ha ben 2,6 miliardi di euro di mercato, un mercato il quale non sembra conoscere crisi.

 

Martine Degremont, direttrice del Sima, il salone delle macchine agricole, si concede per un’intervista:
"La sfida è quella di produrre sempre più e sempre meglio. E l’agricoltore deve essere al centro del progetto di crescita, sempre e comunque nel rispetto dell’ambiente” - esordisce la Degremont, poi sottolinea - “Al Sima è stato presentato il primo trattore a idrogeno (il New Holland NH2, nda), perché la tecnologia deve essere al servizio della sostenibilità”. Circa l’affluenza al SIMA la Degremont è più che soddisfatta: “Oltre 1.300 sono gli espositori giunti da oltre 40 paesi. L’Italia al Sima è il primo paese straniero".

Sima e Agritechnica si palleggiano la prima piazza in termini di importanza come fiera della meccanizzazione. Quali sono i parametri sui quali il Sima si sente numero uno in modo certo.
"Appare maggiore l’internazionalità, sia degli espositori che dei visitatori, come pure sull’elevato grado di diversità internazionale, con 40 differenti Paesi espositori e 104 Paesi visitatori. Il Sima aggiunge inoltre alla meccanizzazione anche una parte di allevamento bovino con fini commerciali tramite vendite all’asta. Si dà infine ampio spazio all’agricoltura sostenibile e alle energie rinnovabili".

Le prenotazioni delle visite presso gli stand tramite il sito web: che impressioni ci sono dopo il primo esperimento del 2009?
"E’ stata la prima volta e ci sono stati 55 appuntamenti. Intendiamo riproporci anche nella prossima edizione, migliorando il servizio offerto sia alle aziende espositrici che ai visitatori".

Gli espositori dell’estremo oriente stanno crescendo. Quali iniziative di comunicazione e cooperazione svolge Sima su quei Paesi?
"Faremo leva sul loro interesse permettendogli di comunicare al meglio sul mercato italiano e francese, assicurando inoltre loro che al Sima incontreranno visitatori di tutto il mondo".

La massa critica che si avviano a raggiungere può arrivare a giustificare iniziative dedicate presso la fiera?
"No, perché Sima rappresenta il mercato mondiale e quindi lo sarà anche per gli espositori dell’Estremo Oriente, che sono espositori come tutti gli altri".

In una fiera come Fieragricola di Verona, che non è specifica per la meccanizzazione, l’area dedicata alle prove dinamiche all’aperto ha sempre un grande successo di pubblico. Il Sima pensa di aprire delle aree dedicate a questo tipo di attività?
"Sì, dal 2011 ci sarà. L’abbiamo prevista dietro al salone 5B. I visitatori potranno provare le macchine e assistere alle dimostrazioni che le aziende espositrici vorranno esibire".

Quanto c’è di vero nei rumori che il Sima possa spostarsi in anni diversi da Agritechnica?
"Alcuni espositori hanno chiesto di rivedere il calendario internazionale e la domanda è divenuta sempre più forte, anche in considerazione della crisi. Chiederemo agli espositori e ai visitatori i loro pareri in merito, in modo da ragionare insieme agli altri Enti Fiera europei sull’eventuale riprogettazione del calendario firistico". 

Pensando a quest’ultima considerazione della Degremont, in caso ci fosse uno spostamento negli anni pari di una delle altre due fiere (Sima o Agritechnica), si può temere quindi che lo scontro per i budget si sposterà in Italia, in diretta competizione con l’EIMA. Impossibile però a oggi pensare quale domino di slittamenti di date potrebbe innestarsi in tal caso. Forse, un grande fermento fieristico attende aziende e pubblico. Un fermento davanti al quale impallidirebbe fors'anche il pragmatismo di Enrico IV.