Sono macchine di configurazione non convenzionale, studiate per campi applicativi particolari con obiettivi di mercato di nicchia. L’esperienza, la passione, la continua ricerca, la costanza nel perseguire obiettivi sempre più ambiziosi hanno portato il 'know-how' Antonio Carraro a standard qualitativi di altissimo livello per quanto riguarda la produzione di macchine a trasmissione idrostatica. Il concetto è quello di rendere il lavoro dell’operatore sempre più confortevole e pratico. Modelli di struttura molto diversa, tutti dotabili di cabina climatizzata con visibilità a 360°. I motori rigorosamente selezionati per offrire all’operatore le migliori prestazioni, sono tutti raffreddati ad acqua, per consentire consumi ridotti, minima rumorosità e massima cura nel limitare le emissioni nocive, a totale rispetto dell’ambiente. La gamma degli idrostatici Antonio Carraro di prossima presentazione si compone di 4 mezzi multifunzionali: TTR 4400 Hst, TRH 9400, TRHF 9400 e HR 5500; ognuno con caratteristiche strutturali distinte per operare con estrema professionalità in ambiti differenti.
L'HR 5500 della Serie Ergit (equipaggiato con motore da 48 cavalli) è l’ultimo nato degli idrostatici Antonio Carraro. E' reversibile e dotato di 'JM™ Joystick Multifunzione' (solo su richiesta), ed è configurato con ruote posteriori maggiorate utili ad esaltare la stabilità e la maneggevolezza del mezzo. Grazie al dispositivo 'speed-fix', HR è un autentico specialista in caso di lavorazioni che richiedano velocità d’avanzamento costante. Lo 'speed-fix', a funzionamento idraulico, può essere azionato dall’operatore tramite un pulsante posto sul cruscotto. L’operatore imposta i giri della presa di forza e, semplicemente premendo l’apposito pulsante, fissa la velocità d’avanzamento scelta. Le impostazioni rimarranno costanti fino alla fine del lavoro e l’operatore non dovrà far altro che correggere di tanto in tanto la direzione del trattore. A discrezione dell’acquirente di HR 5500 può montare arco di protezione o telaio a 6 montanti o cabina StarLight.
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Fonte: Antonio Carraro