Già ad un primo sguardo, la planimetria del polo fieristico parigino appare come una grande mano capace di raccogliere grandi contenuti: zootecnia, meccanizzazione, bioenergie ed economia trovano infatti al Sima ampi spazi tematici, indispensabili per interfacciarsi in modo dedicato con i quasi 143.000 visitatori che anche quest’anno si sono accalcati nell’usuale “struscio” lungo i corridoi dei differenti saloni.
Oltre 1.250 espositori da tutto il mondo hanno infatti aperto la propria vetrina sul palcoscenico fieristico francese, reso ancor più ricco dai numerosi eventi ad esso collegati, quali i concorsi internazionali di razze pregiate di bovini ed ovini e le conferenze di alto profilo tecnico.
La sessione dedicata alle premiazioni ha poi completato la ritualità fieristica, attribuendo 29 riconoscimenti ad altrettante innovazioni presentate dalle aziende: al “Palmarès de l’Innovation” hanno ricevuto la medaglia d’oro Claas (sistema di legatura per presse ad alta portata), John Deere (per il sistema di gestione automatizzata della guida e dei comandi) e Sulky Burel (dispositivi per la distribuzione dei concimi granulati). Medaglia d’argento ancora per John Deere, per il nuovo sensore all’infrarosso per la misura della materia secca (macchine insilatrici), per Kuhn (andanatore a tappeto ad alta prestazione) e Merlo (sospensione idropneumatica di cabina e telaio).
Con un pizzico di personale delusione, devo però rilevare come nessuna vera “rivoluzione” si sia staccata dal resto del gruppo. L’impressione generale è infatti che di vere e proprie novità ne siano state presentate poche: per lo più si parla di migliorie e di upgrade di versioni precedenti e nessun “grande crack” si aggira maestoso tra gli stands formato piazza d’armi. Forse, la vicinanza dell’Eima 2006, ed il prossimo appuntamento novembrino di Hannover, hanno indotto le aziende a distanziare maggiormente i lanci delle proprie novità di spicco, come per esempio la nuove mietitrebbie serie REV 200 della Laverda, assenti all’expò transalpino.

Ma il Sima, grande “melting pot” di uomini e macchine, è stato ovviamente anche occasione di comunicazione e di folklore: Fendt ha orgogliosamente consegnato le chiavi del 50.000esimo Vario venduto, mentre Krone ha sfidato i presenti ad una divertente prova di forza atta a “testare” per le vie spicce la differente densità, e quindi il peso, di una balla di paglia prodotta con le proprie tecniche innovative, rispetto ad una prodotta con le tecniche tradizionali. Ovviamente, spettacoli e attrazioni, come spesso accade, hanno in parte distolto l’attenzione dei visitatori, ma la componente ludica non può certo mancare in eventi fieristici di elevata popolarità come il Sima.

Un Sima nel quale si respira peraltro anche un’aria di profondo cambiamento dei mercati: oltre 40 Paesi sono infatti rappresentati nei saloni, facendo raggiungere alle aziende straniere la soglia del 50% sul totale degli espositori. A ricavarsi uno spazio tra i faraonici stands delle società più blasonate, si possono quindi trovare anche molte altre aziende produttrici di macchine agricole, animate tutte da grandi ambizioni, come le cinesi Foton, Changfa, Jinma e la Yto Corporation, o come la giapponese Yanmar, la turca ArmaTrac, la coreana LS e la ex-sovietica Belarus. Si consolida e si rinnova molto nel look la ceca Zetor, la quale arricchisce peraltro i propri trattori di numerose componenti fornite da aziende italiane, mentre è ormai parte del paesaggio la Kubota, specializzata nelle trattrici per la manutenzione e gestione del verde.
L’elevato grado d’internazionalità del Sima si evince anche dal numero e dalla tipologia dei visitatori, dato che circa un quarto del totale proviene da oltre 100 differenti Paesi: se da un lato l’Occidente viene visto dalle aziende costruttrici emergenti come un ghiotto sbocco di mercato, dall’altro rappresenta infatti anche un’irrinunciabile fonte di risorse e di soluzioni tecnologiche, indispensabili per la soddisfazione delle crescenti esigenze delle agricolture di ogni angolo del Globo.
Uno scambio d’attenzioni, questo, che è palpabile anche nelle comunicazioni delle aziende alla stampa: Agco, Cnh, Claas, Fendt, Kuhn, JCB, solo per citarne alcune, hanno portato con orgoglio i propri positivi risultati globali. Risultati i quali, ovviamente, stridono con la molto meno rosea situazione del mercato italiano e di quello europeo in genere.
Dubbio amletico di un giornalista italiano: forse che, per opposti motivi, potremo vedere in futuro gli agricoltori dell’Estremo Oriente guidare trattrici appartenenti a marchi prestigiosi, mentre vedremo quelli italiani ed europei spostare le proprie scelte verso le opportunità “low-cost” offerte proprio dalle industrie dei Paesi emergenti?
Al libero e globalizzato mercato l’ardua sentenza. (ndr)

Nel Vecchio Continente, infatti, la crisi strutturale dell’intero settore agricolo comporta, qui più, lì meno, la chiusura dei cordoni della borsa da parte di molti agricoltori e persino di alcuni operatori professionali. Tutte le ottimistiche previsioni di sviluppo delle vendite si basano quindi solo sull’incremento della popolazione mondiale e dei relativi bisogni alimentari, come pure sui nuovi sbocchi offerti dalla produzione di biocarburanti. Previsione ampiamente condivisibile in senso lato, ma altrettanto emblematica della possibile riorganizzazione futura dei mercati: è chiaramente verso India, Russia e Cina, infatti, che i grandi gruppi mondiali stanno spostando sempre più i propri sforzi e i propri investimenti.
Nel frattempo, nonostante le perplessità citate, il SIMA 2007 chiude con un bilancio positivo (+8%), in linea con il trend di crescita mostrato negli ultimi 15 anni: francesi o cinesi, tedeschi o americani, italiani o bielorussi, gli spazi espositivi sono andati comunque a ruba, per la gioia e la soddisfazione di organizzatori e visitatori.