Il cambiamento climatico e l'aumento degli eventi estremi o intensi ad esso connessi pongono nuove sfide nella gestione della foresta urbana, motivo per cui l'Associazione Pubblici Giardini sta dando il suo contributo nell'affrontare tale tematica. In questo articolo e nel prossimo, alcuni soci forniscono spunti e riflessioni per capire meglio il tema.

 

Secondo un articolo scientifico del 2019 (Taszarek, et al.) l'Italia è fra le aree in Europa con la maggiore frequenza di giorni con nubifragi all'anno, in particolare lungo le coste e le zone montane. Ma anche gli impatti dovuti alle seppur più rare tempeste di vento sono in crescita.


In tale contesto, i gestori della foresta urbana si trovano a dover operare in condizioni di incertezza (ad esempio la scarsità di specifiche evidenze scientifiche), condizione inevitabile degli organismi viventi (come gli alberi) e caratterizzata da maggior complessità rispetto a manufatti, infrastrutture e simili.

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Per prima cosa occorre avere ben chiaro che il contesto urbano, soprattutto le alberate stradali, è un habitat fortemente antropizzato, diverso dall'ambiente naturale dove le condizioni di vegetazione sono ottimali (ad esempio lo spazio per le radici). Di conseguenza si deteriorano più velocemente le condizioni di salute e stabilità. Se poi sommiamo le forti sollecitazioni provocate dagli eventi meteo estremi (poi Eme), ecco il perché del manifestarsi di caduta a terra di alberi o di parti della chioma.

 

Specifichiamo che nella tempesta il naturale comportamento di un albero è perdere parti (foglie, rami, branche) e/o subire tollerabili modificazioni (oscillare, inclinarsi, crettarsi, sfibrarsi ed altro) per tentare di salvare se stesso, affidandosi poi alla capacità di recupero: è quindi impossibile tenere gli alberi in assoluta e completa sicurezza, perché è contrario alla loro natura. In altre parole, un rischio zero di caduta di alberi o branche o rami non può esistere durante un Eme, soprattutto per alberi che in un contesto urbano sono già messi a dura prova.


Arriviamo quindi alla prima domanda: che cosa si può fare? La risposta è gestire l'inevitabile rischio, cioè analizzarlo per prevenirlo e/o mitigarlo (laddove possibile), contrastarne l'impatto (ad esempio: la Protezione Civile) e infine essere pronti per il successivo evento meteo estremo.


Nello schema proposto si trova una sommaria raffigurazione di quanto affermato.

 

Lo schema pr prevenire e gestire l'evento meteo estremo

Lo schema per prevenire e gestire l'evento meteo estremo

(Fonte: Delegazione Toscana dell'Associazione Pubblici Giardini)


Ogni Ufficio del Verde Pubblico (poi Uvp) dovrà, in accordo con il Sistema di Protezione Civile (poi Spv), adattare lo schema alle proprie caratteristiche e risorse. La frammentazione sia amministrativa che climatica del Paese quasi impone che ogni contesto personalizzi il proprio agire, ma tenendo comunque una linea comune a livello nazionale. Per tale ragione varie istituzioni, fra cui l'Anci, in questi mesi stanno lavorando ad una specifica linea guida che si auspica arrivi quanto prima.

 

Si arriva poi alla seconda domanda: chi deve agire? Sono due gli attori principali nella gestione del rischio dell'evento meteo estremo.

 

Il primo è l'Ufficio del Verde Pubblico e si occuperà principalmente dei punti 1 e 3 dello schema, che paragonando il sistema arboreo ad un essere vivente che "contrae" la patologia eventi meteo estremi, significa agire in prevenzione e guarigione.

 

Il secondo soggetto è il Sistema di Protezione Civile e agirà principalmente sul punto 2 dello schema che, continuando nella metafora, si occuperà dell'intervento di risoluzione della fase acuta della malattia, ma non del decorso post operatorio.

 

È chiaro che l'interazione fra i due soggetti avverrà su tutte e tre le fasi, ma occorre prendere coscienza che non si può pretendere che il Sistema di Protezione Civile pensi a tutto. Cittadini, uffici, tecnici, politici devono innanzitutto innalzare il grado di consapevolezza dei potenziali rischi degli eventi imminenti ed agire in prevenzione affinché la Protezione Civile possa fare al meglio il suo compito, senza dover affrontare nella fase acuta anche la pregressa mancata prevenzione del rischio e/o dovendo gestire anche il post degli eventi meteo estremi.

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Facendo un piccolo approfondimento, esemplificativo ma non esaustivo, l'esperienza dei soci di Pubblici Giardini ha individuato dei punti comuni su cui iniziare a lavorare affinché si non si arrivi impreparati all'evento meteo estremo:

  • definizione del Piano di Gestione del Rischio Arboreo (poi Pgra) per eventi meteo estremi, secondo la norma ISO 31000;
  • interazione tra Piano di Gestione del Rischio Arboreo con il Piano di Protezione Civile e con gli altri strumenti di pianificazione territoriale;
  • attuare un modello organizzativo che riesca a graduare gli interventi alla scala dell'evento, dal forte temporale solo su una porzione della città, all'emergenza estesa;
  • stabilire procedure operative in funzione della tipologia di emergenza e di allerta pervenuta;
  • Individuazione preliminare del personale e dei mezzi adeguati, anche attraverso la definizione di accordi quadro, funzioni associate, convenzioni ed altro;
  • individuazione preliminare dei siti, localizzati in diversi punti della città, per lo stoccaggio temporaneo del materiale (ramaglia e tronchi);
  • sistema di comunicazione e informazione preliminarmente definito fra i soggetti coinvolti (es: Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Polizia Locale, tecnici, ditte, cittadini ed altro).


Occorre infine ricordare che il rischio arboreo subito dopo l'evento ha un notevole incremento, perché le persone e i mezzi (il target) ricominciano a circolare, esponendosi a nuove ed ulteriori criticità (pericoli) generate dall'evento meteo estremo di cui non abbiamo ancora cognizione. Sarà compito dell'Ufficio del Verde Pubblico riportare, dopo la fase acuta dell'evento meteo estremo (punto 3 dello schema) e mediante un'azione arboricolturale da "pronto soccorso", la foresta in una nuova condizione di rischio arboreo accettabile.

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In conclusione, possiamo dire che la gestione degli eventi meteo estremi è un tema davvero ampio, con cui la comunità arboricolturale urbana, formata da professionisti, funzionari, ricercatori e istituzioni, comincia a confrontarsi. L'associazione Pubblici Giardini ha deciso di dare il proprio contributo al tema, oltre che nella redazione di linee guida, anche con l'aiuto dell'Ufficio del Verde Pubblico di Livorno, che nel prossimo articolo, fornirà un'analisi ragionata dei loro eventi meteo estremi, perché l'agire scientifico per evidenze crea nuove soluzioni partendo dalla comprensione di cosa è già successo.

 

Bibliografia

Mateusz Taszarek, John Allen, Tomáš Púcik, Pieter Groenemeijer, Bartosz Czernecki, Leszek Kolendowicz, Kostas Lagouvardos, Vasiliki Kotroni and Wolfgang Schulz; A Climatology of Thunderstorms across Europe from a Synthesis of Multiple Data Sources, Ams Journal, 2019

 

A cura di Ramona Magno - Cnr-Ibe, Paolo Bellocci - Comune Prato e Federico Panichi - Protezione Civile C.M. Firenze, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Toscana


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